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da il Giorno http://www.infonodo.org/node/40261
IL GIUDICE archivia l’inchiesta per corruzione sulla Cascinazza, come chiesto dalla Procura di Monza. Ma nelle motivazioni compaiono le manovre per «comprare» l’approvazione del progetto e il nome di Silvio Berlusconi. È stato il gip del Tribunale di Monza Alfredo De Lillo a firmare l’archiviazione chiesta dai pm Donata Costa, Manuela Massenz e Walter Mapelli per corruzione nei confronti di Paolo Berlusconi, fratello minore dell’ex premier, dell’ex ministro Paolo Romani e del geometra di fiducia di Silvio Berlusconi, Francesco Magnano di Macherio e per abuso in atti d’ufficio dell’allora presidente del Consiglio comunale monzese Domenico Inga. Un’inchiesta nata da alcune intercettazioni telefoniche in cui il geometra di fiducia di Berlusconi aveva fatto riferimento all’affaire Cascinazza e da un esposto presentato dall’ex sindaco di centrosinistra Michele Faglia. Nel mirino dei pm pressioni sui consiglieri comunali usciti dalla maggioranza Ruggiero De Pasquale, Alessandro Scotti e Francesco Brioschi per ottenere il loro voto per l’approvazione della Variante al Pgt del Comune di Monza, ideata da Paolo Romani come assessore al Territorio e che avrebbe reso edificabile con oltre 420mila metri cubi la Cascinazza, l’area agricola di oltre 50 ettari di proprietà della famiglia Berlusconi su cui il Cavaliere voleva realizzare un nuovo quartiere residenziale sul modello di «Milano 2».
Nelle motivazioni della richiesta di archiviazione i pm sostengono che «il fine settimana prima della prevista seduta conclusiva della discussione della Variante Silvio Berlusconi manifestava telefonicamente a Magnano la sua disponibilità a incontrare tutti i consiglieri che era necessario incontrare per ottenere la maggioranza in consiglio comunale». In una telefonata Inga dice a Magnano che Scotti e Brioschi avrebbero chiesto «cose impossibili da soddisfare». Loro, sentiti dai pm, hanno sostenuto che si trattava di accordi di tipo politico su una lista civica mai raggiunti. Più esplicito De Pasquale: «Nessuno mi ha fatto offerte esplicite ma tutti avevano l’intento di comprarmi, nel senso che tutti mi avevano fatto capire che sarei stato compensato.... Chiamavano tutti i consiglieri comunali chiedendo “tu cosa vuoi, tu cosa vuoi”...». Secondo i pm, però, i tre consiglieri comunali si determinarono a non votare a favore della Variante, facendola decadere e «così facendo venire meno l’ipotesi di corruzione», mentre l’ipotesi di istigazione alla corruzione risulta «del tutto insostenibile».
IL GIUDICE archivia l’inchiesta per corruzione sulla Cascinazza, come chiesto dalla Procura di Monza. Ma nelle motivazioni compaiono le manovre per «comprare» l’approvazione del progetto e il nome di Silvio Berlusconi. È stato il gip del Tribunale di Monza Alfredo De Lillo a firmare l’archiviazione chiesta dai pm Donata Costa, Manuela Massenz e Walter Mapelli per corruzione nei confronti di Paolo Berlusconi, fratello minore dell’ex premier, dell’ex ministro Paolo Romani e del geometra di fiducia di Silvio Berlusconi, Francesco Magnano di Macherio e per abuso in atti d’ufficio dell’allora presidente del Consiglio comunale monzese Domenico Inga. Un’inchiesta nata da alcune intercettazioni telefoniche in cui il geometra di fiducia di Berlusconi aveva fatto riferimento all’affaire Cascinazza e da un esposto presentato dall’ex sindaco di centrosinistra Michele Faglia. Nel mirino dei pm pressioni sui consiglieri comunali usciti dalla maggioranza Ruggiero De Pasquale, Alessandro Scotti e Francesco Brioschi per ottenere il loro voto per l’approvazione della Variante al Pgt del Comune di Monza, ideata da Paolo Romani come assessore al Territorio e che avrebbe reso edificabile con oltre 420mila metri cubi la Cascinazza, l’area agricola di oltre 50 ettari di proprietà della famiglia Berlusconi su cui il Cavaliere voleva realizzare un nuovo quartiere residenziale sul modello di «Milano 2».
Nelle motivazioni della richiesta di archiviazione i pm sostengono che «il fine settimana prima della prevista seduta conclusiva della discussione della Variante Silvio Berlusconi manifestava telefonicamente a Magnano la sua disponibilità a incontrare tutti i consiglieri che era necessario incontrare per ottenere la maggioranza in consiglio comunale». In una telefonata Inga dice a Magnano che Scotti e Brioschi avrebbero chiesto «cose impossibili da soddisfare». Loro, sentiti dai pm, hanno sostenuto che si trattava di accordi di tipo politico su una lista civica mai raggiunti. Più esplicito De Pasquale: «Nessuno mi ha fatto offerte esplicite ma tutti avevano l’intento di comprarmi, nel senso che tutti mi avevano fatto capire che sarei stato compensato.... Chiamavano tutti i consiglieri comunali chiedendo “tu cosa vuoi, tu cosa vuoi”...». Secondo i pm, però, i tre consiglieri comunali si determinarono a non votare a favore della Variante, facendola decadere e «così facendo venire meno l’ipotesi di corruzione», mentre l’ipotesi di istigazione alla corruzione risulta «del tutto insostenibile».