martedì 3 novembre 2015

IL RAPPORTO ECOSISTEMA URBANO DI LEGAMBIENTE VALUTA I CAPOLUOGHI DI PROVINCIA: COME VA A MONZA?


Non solo numeri ma problemi reali: questo studio è occasione di confronto e analisi. I risultati di Monza dimostrano ancora una voltalo stretto legame tra degrado ambientale e consumo di suolo

Sono arrivati in questi giorni i numeri della 22a edizione di Ecosistema Urbano. La ricerca di Legambiente, Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore è ormai un appuntamento fisso di questo periodo in cui fare un’analisi sulla vivibilità dei capoluoghi di Provincia italiani. Si scoprono i migliori, i peggiori nelle specifiche categorie e si possono fare confronti campanilistici con le città vicine: attenzione però a leggere lo studio solamente da questo punto di vista. 

Se fra qualche giorno a Parigi saranno in discussione i cambiamenti climatici planetari e i preoccupanti scenari futuri, in questo caso lo studio fa emergere che le problematiche ambientali sono vicine a noi già oggi e ci toccano ogni giorno. Valutiamole quindi con attenzione, non solo perché può essere un tema interessante ed appassionante, ma perché è di fondamentale importanza capire dove intervenire in tutela della nostra salute e per fermare il degrado.

MONZA MALE IN QUALITA' DELL'ARIA, TRASPORTI ED ENERGIA

In classifica generale il capoluogo brianzolo guadagna qualche posizione rispetto allo scorso anno. Dalla 85esima arriva alla 78esima. Ma rimane pur sempre in basso, più lontana dalla prima, Verbania, che dall’ultima Messina (104esima) dove in questi giorni si registrano pesanti problematiche sull’approvvigionamento dell’acqua potabile.

Per la categoria qualità dell'aria, una delle più critiche (l’anno scorso la nostra città figurava come la peggiore insieme ad Alessandria per valori di PM10 medi annuali registrati dalle centraline) Monza risulta quest'anno meglio di Milano per i valori di Biossido di Azoto, ma peggio per quelli di Ozono.
Va meglio per gli indicatori su acqua e rifiuti: nei consumi idrici è 11esima al contrario di Milano che è in fondo alla classifica (88esima). Bene anche in termini di limitazione delle perdite e, come altre 15 città, depura al 100% i propri scarichi. Non si deve cantare vittoria però: i nostri fiumi sono sempre in pericolo a causa di scarichi non autorizzati o incidenti. 
La produzione annua pro capite di rifiuti urbani è tra le 10 più basse e la percentuale di raccolta differenziata è al 54,1%, sopra il valore medio delle città analizzate che è del 43,90% 

Le note dolenti arrivano da trasporti ed energia. Nel primo caso è basso il dato dei passeggeri su traporto pubblico rapportati agli abitanti (tra le 40 città medie è in 35esima posizione) e male anche in termini di  percentuale di spostamenti privati motorizzati: terzultima tra le città di cui è disponibile il dato. Su questo tema Monza si “merita” la citazione tra i cattivi nella tabella riassuntiva del rapporto
Non sono disponibili i dati sulle isole pedonali e la città brianzola è peggio di Milano nella misura del livello di infrastrutturazione per la ciclabilità.
Sorprendono le carenze in ambito energetico: il consumo annuale pro capite di energia elettrica è alto (73esima posizione). Siamo a livello zero in energie rinnovabili (fotovoltaico e solare termico) installate su edifici comunali. Non sembra proprio un problema di comunicazione dei dati perchè nei capoluoghi dove questi mancano è indicato “non disponibile” e non zero.

UN DEGRADO CHE E' LO SPECCHIO DEL CONSUMO DI SUOLO

Non se ne parla direttamente ma molti aspetti del degrado ambientale sono proporzionati all’altissimo consumo di suolo della Provincia di Monza e Brianza. Se nel verde fruibile la città è 14esima grazie probabilmente alla peculiarità del parco, in un’altra classifica, non contenuta nel rapporto, la provincia di Monza e Brianza continua purtroppo a distinguersi in negativo.

Nella mappa interattiva pubblicata oggi da La Stampa, il 34,70% di suolo consumato in Brianza è il livello massimo, l’allarme rosso più intenso di tutti.



E’ chiaro a tutti che questo consumo indiscriminato che va avanti da anni non fa di certo bene alla qualità dell’aria e alla vivibilità, in città come in provincia. Non lo dicono solo i numeri del rapporto ma ce lo ricordano, senza andare troppo lontano nel tempo, gli eventi alluvionali che hanno colpito diversi comuni esattamente un anno fa.