giovedì 4 giugno 2020

CHI C’È DIETRO L’IMPIANTO CHE HA PROVOCATO 900 MALORI IN UNA SOLA SETTIMANA



Grazie  a questo articolo che rilancia notizie che noi riportiamo da un anno ma che evidentemente nessuno ha di solito il coraggio di citare. Eppure Google è li per tutti. Basta digitare: Vincenzo  Bianchi, Giancarlo Bianchi, Lucchini e Artoni, Edil Bianchi, Asfalti Brianza, Proteste dei cittadini di Segrate, sequestro Lucchini e Artoni, fallimento Lucchini e Artoni ecc. ecc. 
Evidentemente anche gli amministratori pubblici non fanno questo sforzo che eviterebbe poi di sedersi per anni ad assurdi "tavoli di concertazione" con aziende di tale curriculum.

CQSASD





A Monza X Esempio
31 maggio 2020

CHI C’È DIETRO L’IMPIANTO CHE HA PROVOCATO 900 MALORI IN UNA SOLA SETTIMANA

Nel 2009, Vincenzo Bianchi, attuale proprietario di Asfalti Brianza (nella foto il cumulo di scarti delle lavorazione dell'azienda) , si era visto recapitare sul tavolo della propria scrivania un'interdittiva antimafia della Procura di Milano. Cioè il Prefetto lo aveva escluso dalla possibilità di avere rapporti contrattuali con le pubbliche Amministrazioni. All'epoca dei fatti l'attuale numero uno di Asfalti Brianza era il proprietario della Lucchini Artoni, azienda di Segrate che opera(va) nello stesso settore di Asfalti Brianza. In quel periodo l'azienda di Segrate ottiene importanti appalti pubblici divenendo un punto di riferimento nel panorama milanese delle costruzioni. Il volume di affari è così importante che la Dia (Direzione Investigativa Antimafia) decide di guardarci dentro. Insieme ai certificati di qualità, agli escavatori e ai bilici, spuntano legami poco puliti. Nello specifico l'azienda di Bianchi si serve di 22 imprese esterne per movimentare la terra, di queste 17, all'epoca dei fatti, risultano legate ad esponenti mafiosi. “Il provvedimento della prefettura - dirà l'azienda - risulta essere stato emesso sulla base di rapporti contrattuali della società con imprese terze rispetto alle quali non vi era da parte della Lucchini Artoni alcuna possibilità di controllo. Una volta venuta a conoscenza del provvedimento, la società ha immediatamente risolto ogni rapporto con tali imprese”. Affermazioni che corrispondo al vero, considerato che pochi mesi dopo la Prefettura restituisce alla Lucchini Artoni le certificazioni antimafia.
Ma i guai con la giustizia per Vincenzo Bianchi non finiscono qui. Nel 2012, quando è ancora presidente della Lucchini Artoni fa seppellire da alcuni suoi operai rifiuti pericolosi tra cui fresato d’asfalto e detriti contaminati da olii minerali, in un'area di 15 mila metri quadri sull'area dell'ex dogana di Segrate, dove ora dovrebbe sorgere il centro commerciale Westfield, uno dei più grandi mall d'Europa.
È lungo il filo che annoda la famiglia Bianchi ad alcun inchieste milanesi degli ultimi anni, tra cui quella che sulle strade milanesi possa essere finito materiale tossico provenienti da quegli impianti. A cui si aggiunge la vicenda dei veleni del quartiere Santa Giulia, dove nel procedimento a carico di Luigi Zunino, ex patron di Risanamento e altre nove persone per le irregolarità nella bonifica della ex zona industriale trasformata in zona residenziale nella periferia Sud Est di Milano, figurava anche tra gli altri imputati Vincenzo Bianchi, come legale rappresentante della subappaltatrice Lucchini Artoni.
Insomma, non proprio un bel biglietto da visita per Asfalti Brianza, che non ha ancora risolto la questione degli odori (cancerogeni?) emessi dalla lavorazione del bitume del proprio impianto di Concorezzo e che ha ricadute anche su Agrate e gran parte di Monza, Sant’Albino in testa. Quartiere dove la scorsa estate ci sono state in una sola settimana 900 segnalazioni per malori dovuti alle lavorazioni effettuate all’interno dell’impianto.




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