martedì 18 ottobre 2022

Il primo intervento di Sarah Brizzolara in consiglio comunale

Il primo intervento di Sarah Brizzolara in consiglio comunale. Condivisibile, specie nel riferimento ad Alexander Langer, una delle figure più importanti del nostro tempo (vedi qui:

Buon lavoro!   







Caro Sindaco.

Cari Colleghe.

Cari Colleghi.


Sono molto emozionata ad intervenire per la prima volta in quest’aula.
Perché sento l’onere e l’onore di provare portare qui la voce di una generazione in cerca di rappresentanza.
Una generazione che si è fatta sentire tanto nelle piazze, manifestando sui diritti e sull’ambiente.
Ambiente che è molto presente nel programma di mandato, in cui la rigenerazione e l’adattamento alla crisi climatica sono al centro delle scelte di questa Amministrazione da oggi ai prossimi cinque anni.
Io ne cito solo alcuni come esempi:
- collegare tutti i quartieri attraverso le piste ciclabili e i corridoi verdi.
- lavorare sulle comunità energetiche, sull’auto produzione di energia da fonti rinnovabili, e sull’efficientamento energetico degli edifici pubblici.
- rilanciare il Parco di Monza, riprendendo in mano il masterplan per la Reggia di Monza, in modo da valorizzare in modo innovativo e sostenibile il nostro patrimonio, anche e soprattutto attraverso la partecipazione della cittadinanza.
Una delle figure che più mi ha ispirato politicamente, è Alexander Langer, e in particolare la sua frase: “la transizione ecologica potrà affermarsi solo quando apparirà socialmente desiderabile”.
Ed è una frase che condivido tantissimo.
Io credo sia fondamentale rendere partecipi i cittadini e le cittadine sulle decisioni che prenderemo in questo ambito, investendo anche in cultura sui temi della sostenibilità.
Con progetti nelle scuole.
con le associazioni del territorio,
e nei vari quartieri di Monza.
La mia generazione, è una generazione che si è fatta sentire anche con il proprio silenzio,
con la propria assenza,
con le proprie vulnerabilità.
Fino ad arrivare al punto di togliersi la vita.
Noi nei prossimi cinque anni dovremo lavorare tento per abbattere tutti quei tabù legati alla salute mentale.
E creando una comunità che sappia accogliere, includere e ascoltare, facendo sentire mano sole le persone.
Su questo tema c’è anche un grandissimo snodo che riguarda il Carcere di Monza, che quest’estate ho avuto l’opportunità di visitare, vedendo i problemi, ma anche il tentativo concreto di dare a quelle persone la possibilità di riscatto.
Su questo credo che dovremo concentrarci come Comune.
Favorendo le occasioni di lavoro all’interno e all’esterno del Carcere, e coinvolgono aziende perché lo diano.
E attivando la figura del garante per i diritti delle persone detenute.
Io vorrei provare a dar voce a tutte queste sfaccettature che compongono Monza.
Questo è anche il compito che mi hanno trasmesso quelle tante persone di una generazione diversa dalla mia che ho incontrato in campagna elettorale e che mi hanno voluto sostenere. Loro, che hanno vissuto le grandi stagioni delle battaglie politiche e sociali, hanno voluto scommettere su chi, come me, è venuto dopo. Perché pensano che si possa e si debba costruire un futuro migliore, più attento a chi soffre, più solidale, più equo, più sostenibile.
Credo che il principale impegno di tutti e tutte noi, maggiorana e minoranza insieme, dovrebbe essere quello di sentire la responsabilità, soprattutto verso chi, oggi, alla politica non crede più.
Al netto dei programmi, dei progetti e delle realizzazioni che riusciremo a completare.
Per rompere la barriera di distanza e diffidenza che oggi c’è verso la politica, verso questo Consiglio, verso tutti e tutte noi.
Che è certificata dall’astensione e anche dalla disillusione ricorrente che caratterizza ogni tornata elettorale.
Bisogna inventarsi strade nuove, insieme, essere sorprendenti e coinvolgenti, ingaggiare cittadini e cittadine in sfide nuove, con forme nuove.
Portando questo Consiglio anche fisicamente nei quartieri, aprendoci alle contaminazioni, confrontandoci con le associazioni.
Compiendo gesti e azioni che riempiano queste sale.
Compromettendoci.
Rischiando.
Io credo, colleghi, che siamo a un bivio: culturale, sociale, ecologico.
Possiamo svoltare e scrivere pagine nuove come fecero i nostri nonni dopo la guerra e la dittatura, o possiamo abbandonarci al declino, all’individualismo, al disfattismo, alla polemica di giornata per apparire un po’.
Io credo che tra cinque anni, uscendo da questa porta, potremo dire di aver fatto un buon lavoro come consiglieri comunali, solo se saremo riusciti a far crescere anche solo in una persona la fiducia verso la funzione della politica al senso della rappresentanza.

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