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sabato 24 aprile 2021

LOTTA ALL’ INQUINAMENTO DA PRODUZIONE DI ASFALTO ( E SIMILI) : MASSORONDINAIO COME CASO DI SCUOLA






I primi contatti di un nuovo network di comitati in lotta contro l’inquinamento da produzione di asfalto (e simili) ci hanno messo in relazione con il Comitato di cittadini di Massorondinaio. Dopo aver proposto un lunghissimo video di una loro assemblea pubblica del 2019 cerchiamo ora di proporne una breve sintesi, convinti che sarà utilissima soprattutto a chi sta iniziando la propria lotta.

CQSASD


 

Osservazioni tratte dal video della assemblea di Massorindinaio (fi) – 2019

 

Alcuni riferimenti normativi

-          Art. 674 del codice penale (getto pericoloso di cose) che punisce “chiunque getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone”.17 apr 2013. Per ora l’inquinamento spesso viene equiparato a tale getto pericoloso di cose.

-          Codice dell'Ambiente" -  Dlgs 152/2006, provvedimento nazionale di riferimento in materia di valutazione di impatto ambientale, autorizzazione integrata ambientale, difesa del suolo, tutela delle acque, gestione dei rifiuti, imballaggi, bonifica dei siti contaminati, riduzione dell'inquinamento ...

-          Art. 50 e 54 del T.U. (poteri di ordinanza del sindaco) https://www.ancupm.it/public/links/allegato_ancupm_5800.pdf

-          Normative sulle aziende insalubri : http://notedimarcogrondacci.blogspot.com/2018/08/normativa-sulle-industrie-insalubri-i.html

-          Leggi ambientali regionali.

 

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Ogni volta che vi sono lamentele si chiede all’azienda una relazione tecnica ?  A noi (CQSASD) pare una pratica discutibile.

Le aziende devono disporre di registri delle attività produttive (orari di accensione e spegnimento ecc.)

Le aziende devono disporre di registri della manutenzione.

Gli impianti devono disporre di misure di sicurezza e segnalatori (acustici e visivi) di guasto.

Occorre verificare che nei controlli vengano rispettati i criteri di campionamento previsti dall’AUA.

 

Voltura autorizzazioni

Nel caso di Massorondinaio l’azienda Bindi ha iniziato a lavorare tre mesi prima di chiedere la voltura delle varie autorizzazioni! Nel caso nostro (Asfalti Brianza) si è fatta voltura (senza ulteriori richieste o VIA) di autorizzazioni rilasciate attorno al 1950 con un contesto urbanistico e ambientale del tutto diverso!

Controlli

Durante i controlli occorrono campionamenti al camino e verifica che non vi siano emissioni diffuse. Tutte le emissioni diffuse sono fuori legge! In questo caso i Carabinieri forestali hanno rilevato emissioni diffuse e in seguito a ciò la Regione Toscana ha revocato l’AUA. Tra le altre cose si è rilevato che tutti i campionamenti al camino fatti in precedenza non erano validi in quanto non rispettavano le indicazioni dell’AUA (ad es. non c’erano al camino bocchelli previsti e non v’era modo di sollevare i campionatori all’altezza del camino!).

L’ingegnere ambientale che supporta il Comitato di Massorondinaio osserva che per valutare la qualità dell’aria e le emissioni nell’area circostante non si è mai fatto ricorso neppure a modelli matematici che consentono, utilizzando anche strumenti di valutazione dei venti (es. vento prevalente ecc.) di misurare le potenziali ricadute sulle abitazioni viciniori, le scuole e i giardini pubblici che sono in prossimità dell’azienda. Tali modelli prendono in esame anche altri paramteri come ad es. la emissione media oraria.

In seguito alle contestazioni l’Azienda Bindi ha proposto un progetto nuovo che tuttavia, secondo l’Ingegnere ambientale è rimasto non sufficientemente definito. Ad esempio ad oggi non sono state fornite le schede tossicologiche dei materiali (ad es. dei filler ecc.).

Sulla base di questo progetto nuovo Bindi ha fatto ricorso al TAR che in definitiva ha consentito la riapertura (peraltro non ancora avvenuta. I motivi di tale stop non sono ancora noti. Forse l’Azienda sta valutando i costi o altro). Tale sentenza del TAR probabilmente ha condizionato la successiva Conferenza di Servizi che alla fine ha rilasciato una nuova AUA. Sulla base di questo progetto nuovo infatti Bindi aveva chiesto una nuova AUA che prevedeva notevole aumento della portata al camino e delle ore di produzione giornaliere. Le ore accordate dalla Conferenza di Servizi sono state meno di quanto richiesto dall’Azienda.  Quanto alle emissioni si sono fissati dei nuovi limiti, più stringenti. Ad es. rispetto agli IPA (Idrocarburi policiclici aromatici) si sono fissati (per questa nuova portata) 0,06 mg x metro cubo (riduzione di un terzo rispetto agli standard abituali). Tuttavia occorre ricordare che gli IPA non dovrebbero essere emessi e che sono inquinanti tout court.

L’Ingegnere ambientale fa alcune osservazioni. In primo luogo ritiene che il progetto Bindi si configura come modifica sostanziale. Infatti prevede aumento della portata al camino (fino a 25.000 Normal metro cubo/ora). Occorrerebbe piuttosto proporre, dice l’Ingegnere, altri interventi di mitigazione (tipo filtri ai carboni attivi; interventi sulla fase di post combustione; adeguamento dei silos ecc.). Molti elementi del nuovo progetto sono dunque molto vaghi. Non è ben chiaro, ad esempio, se si tratterà solo granulato bituminoso o anche fresato. Nel primo caso basterebbe l’AUA. Nel secondo caso occorre preventiva VIA (valutazione di impatto ambientale).

Mancano, come già detto, valutazioni dell’impatto circostante mediante modelli matematici.

Anche le indicazioni riguardanti le sostanze odorigene sono insufficienti e non richiedono all’Azienda approfondimenti e misurazioni necessarie. Intanto ricordiamo che le emissioni di odori sono sempre correlate alla presenza di sostanze nocive e che esistono però anche emissioni altamente nocive che sono inodori.

In questa occasione poi, aggiunge l’Ingegnere, non si è valutato se sono state utilizzate le migliori tecnologie disponibili.

Anche la valutazione dell’impatto acustico non è stato considerato. E anche questo è grave perché in taluni casi occorre predisporre coibentazioni ecc.

Dunque un’AUA non dovrebbe essere rilasciata semplicemente con delle prescrizioni, come è stato fatto nel 2016 per Asfalti Brianza. Di tali prescrizioni spesso poi non sono precisati tempi e modalità di realizzazione e verifica. L’istruttoria per il rilascio dell’AUA dovrebbe prevedere anche STRUMENTI DI VALUTAZIONE PREVENTIVA.

La valutazione preventiva dovrebbe riguardare ogni tipo di inquinante. Ciascuno ha una modalità specifica di misurazione.  Poi, come ben indicato dall’epidemiologo intervenuto dopo un elemento spesso trascurato è l’interazione dei diversi inquinanti (interni all’azienda ma anche esterni all’azienda come ad es. il traffico, lo smog da riscaldamento ecc.). Dunque occorre una valutazione complessiva del rischio ambientale e sanitario.

Il successivo intervento dell’anatomopatologa è troppo lungo e preciso per riassumerlo qui. Comunque è chiaro che la produzione di conglomerato bituminoso si lega alla emissione di un sacco di sostanze potenzialmente nocive. Dalle polveri che possono contenere silice, amianto (mesotelioma della pleura) e vari metalli pesanti. Ai fumi, i quali possono contenere IPA che sono potenzialmente mutagenici e cancerogeni. L’esposizione cronica può produrre danni al sistema immunitario, anemia ma anche danni alla memoria ecc. Ovviamente i bambini, che respirano più velocemente e sono in crescita sono i più esposti.

A tutte queste sostanze sono anche potenzialmente connessi aborti e malformazioni.  Inoltre molte delle sostanze usate nella produzione (tipo i solventi) non sempre sono ben note.

L’Avv. Grondacci ha descritto poi i passi suggeriti al Comitato dei cittadini per il ricorso al TAR (nei confronti della sentenza che in qualche modo ha favorito la concessione di questa AUA). Ha rilevato che occorre cambiare la cultura del decisore. Le proteste dei cittadini per l’accertamento di rischi sulla salute devono diventare un elemento focale e politica e tecnici devono fornire in modo rapido e serio tutte le risposte.

Esiste un sovrapporsi di competenze e una lentezza della burocrazia ma anche la politica deve assumersi le proprie responsabilità!

L’Avv.amministrativo intervenuto in seguito ha spiegato che nel ricorso al TAR (da presentarsi assolutamente entro 60 gg. dal rilascio dell’AUA) si è cercato di tradurre in vizi di diritto le innumerevoli anomalie tecniche dell’AUA.  In primo luogo, per le caratteristiche della modifica che va considerata sostanziale si è argomentato che occorre sempre prevedere una V.I.A. (Valutazione di impatto ambientale). Cosa che peraltro anche il Comune ha affermato associandosi al ricorso.   Per inciso rispetto a tale ricorso tutti gli altri organismi (Regione, ASL, ARPAT) non hanno espresso parere.

L’Avv. ha spiegato che in questo caso, essendo l’azienda attualmente ferma (per proprie motivazioni non note) non è stato possibile presentare al TAR una richiesta di sospensione dell’AUA coi caratteri dell’urgenza.

Quanto al potere dei sindaci, a parte quanto già noto per le aziende insalubri di 1^ classe. l’Avv. ha  affermato che anche i sindaci dei comuni circostanti possono chiedere di andare in giudizio.

Il sindaco di San Piero e Scarperia, intervenuto poi, si è mostrato piuttosto scettico in proposito. Poi ai sindaci restano, ha detto l’Avv., le ordinanze non contingibili e urgenti.

Intervento del sindaco

Ha detto che ovviamente le ordinanze devono essere motivate. Il Comune comunque ha chiesto rilascio della V.I.A.. Quanto a possibili ricollocazioni e indennizzi il sindaco ha detto che la competenza non è comunale. Il parere urbanistico è stato positivo perché anche la Sovrintendenza alle Belle Arti (presenza della Fortezza Medicea) lo aveva rilasciato. ARPAT e ASL non hanno fornito al Comune elementi utili.

In ogni caso prima della riapertura occorre che l’Azienda faccia domanda e prima dei permessi a costruire vi sono prescrizioni da assolvere.

Intervento “storico” di una cittadina

In realtà le lamentele risalgono agli anni 80. Era azienda abusiva che si doveva chiudere già in quanto azienda insalubre di 1^ classe che produceva puzza e rumore. Fu “sanata” nel 1986 dal sindaco di allora.  Le abitazioni sorte dopo nei pressi dell’azienda furono una lottizzazione proposta dal sindaco ai proprietari dell’azienda (!?). Agli acquirenti fu promessa una prossima chiusura che non venne mai realizzata.

DATI SANITARI

È intervenuto un medico che ha elencato dati statistici ed epidemiologici. Sono emerse le difficoltà di raccogliere dati da lungo a brevissimo periodo e dati davvero confrontabili per macro e micro aree.

Alla fine comunque la dottoressa ha precisato che a suo avviso la priorità resta sempre quella di lavorare sulla adeguatezza dell’impianto per evitare inquinamento e il monitoraggio dell’aria circostante.

ANATOMOPATOLOGO

L’intervento assai documentato dell’anatomopatologo ha messo in chiaro tutti i rischi legati alle emissioni di COV, IPA ecc. Si è concluso con un appello ai medici di base per un loro impegno necessario. Ovviamente le patologie acute (tipo sviluppo di tumori) si registrano in un arco temporale molto lungo. Ma sarebbe utile capire quanto il vivere in un’area inquinata influisca su un sacco di parametri legati al benessere e alla patologia ( fisica e psichica).   

 

EPIDEMIOLOGO

Per motivi di scaletta l’intervento dell’epidemiologo, collocato in fondo alla riunione, è risultato un po’ compresso ma di grandi contenuti. Il medico (Medici per l’Ambiente) in oggetto ha stravolto un po’ le nostre aspettative. Ha precisato che l’epidemiologia non è una raccolta di statistiche. La stessa raccolta dei dati è condizionata dai riferimenti che usi. Ad es. valutare queste problematiche con dati di tre-quattro anni è poco utile. Occorrerebbe poi una grande interdisciplinarietà e ovviamente più personale dedicato per fare poi delle rielaborazioni dei dati adeguate.

Alla fine ha suggerito di cercare in primo luogo i dati più generali e più completi per passare solo dopo ai dati più settoriali. Anziché cercare dati molto specifici (es. quanti tumori del seno) spesso meno facilmente reperibili è opportuno partire da dati molto generali quali ad es. i decessi complessivi in determinati periodi e zone. Tali dati sono anche più facilmente reperibili in ogni comune ed è possibile raccogliere ad es. i decessi divisi per anno, per età, per sesso, per quartieri e per zone. Quindi già i dati anagrafici dei comuni sono molto utili per una prima analisi della situazione. Esistono poi altre banche dati utilizzabili, come il registro nazionale dei tumori (vedi sotto).  

Occorrerebbe soprattutto occuparsi non tanto dei singoli inquinanti (es. il benzene) ma della interazione dei vari, molteplici inquinanti (quelli emessi dalla azienda ma anche quelli concomitanti prodotti da traffico, riscaldamenti ecc. ecc.) e del risultato complessivo di questa interazione. Per non parlare della qualità dell’acqua potabile, dei pozzi e della falda.

Recentemente è stata pubblicata la legge 22 marzo 2019, n. 29 "Istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione". Tali leggi forniscono molti dati generali ma anche suddivisi per spazi temporali ed aree geografiche disaggregabili relativi a tumori e patologie  varie (compresi aborti e casi di malformazioni). Rimandando altri contenuti ad ulteriori riunioni anche l’epidemiologo ha ribadito l’importanza di una medicina territoriale e preventiva.