il carcere di Monza richiede interventi urgenti!
VEDI QUI:
https://www.monzatoday.it/attualita/piffer-carcere-stanze-amore-telefono.html
Nella foto sotto manca Sarah Brizzolara (PD) perché dopo una visita iniziata alle 10.00 e finita alle 14.10 non ha potuto fermarsi ancora "giusto quella trentina di minuti in più" per permettere a Simona Giannetti di effettuare anche il collegamento con Radio Radicale per fornire un'anticipazione di quanto avevamo appena riscontrato durante i colloqui con gli operatori e il giro nelle varie sezioni della casa circondariale di Monza .
Comunque oltre a Paolo Piffer e Simona Giannetti (che considero dei veterani) fa piacere vedere giovani consiglieri comunali come Sarah che si interessano dei problemi degli ultimi e in un carcere ci sono proprio queste categorie di persone.
16 agosto visita al Carcere di Monza.
Con Francesco Pasquariello e i consiglieri comunali di Monza Paolo Piffer (Civicamente) e Sarah Brizzolara (pd) siamo usciti dal carcere di Monza, dove abbiamo fatto la visita del Partito Radicale per il #ferragostoincarcere
Ancora una volta anche a Monza, come ieri a San Vittore, la salute psichica e’ una grave emergenza che affligge la maggior parte dei detenuti: una cinquantina sono psichiatrici certificati e sotto terapia, ma una buona parte di tutti gli altri e’ gravemente affetta da disturbi comportamentali oltre che tossicodipendente da psicofarmaci. Il carcere ancora una volta e’ la cartina di tornasole della società all’esterno in chiave estremizzata: ha detto la direttrice che c’è tanta povertà tra i detenuti di una popolazione carceraria che non e’ più quella di una volta. Il post covid si sente anche dentro le mura delle nostre galere. I detenuti sono per la metà stranieri con gravi problemi di interazione con gli agenti e chi si deve occupare di loro ma anche fortemente disagiati. Il carcere non e’ un luogo di cura ma di rieducazione: eppure quello e’ diventato. La pena detentiva deve essere funzionale alla rieducazione ma se si e’ affetti da grave disturbo psichico non si persegue alcuna rieducazione, ne’ si può attribuire al direttore o agli agenti di polizia penitenziaria la responsabilità di mantenere in serenità la vita dei detenuti che, seppur pochi e sani di mente, vorrebbero vivere una detenzione che li orienti al lavoro e al reinserimento in società.
Grazie alla direttrice dottoressa Pittaniello e al comandante della polizia penitenziaria per averci accompagnato ovunque e aver fornito ogni informazione utile. Di sicuro il disagio che si e’ raccontato da queste parti e’ quello che ci ha trasmesso chi il carcere lo vive ogni giorno da detenuto, da detenente e da direttore, ma anche da medico, psicologo o educatore.