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"Soli come le stelle" (Noi, nessuno e centomila)
Ci si sente spesso come elementi muti, silenziose urla splendenti in una notte eterna, diamanti opachi e preziosi rifiuti, graziosi, disgraziati, sgradevoli, spregevoli, raggianti, gagliardi. Aggettivi di sostanza, sostantivi oggettivi, vivi o morti, che cambia? Siamo soli, spesso e malvolentieri. Soli come le stelle. Isole di luce nell'infinito, tracce di un passato che corre, buffi e distanti, ma tutti ugualmente bellissimi. Parlo della solitudine come si fa con l'amore, con l'amicizia, con i sentimenti, quelli stupendi. Osservo l'isolamento, quella cornacchia che raccoglie una ghianda, il fumatore con le rughe, il fiore appassito, la donna coraggiosa, una famiglia che lotta contro il razzismo, la casa in campagna... "Soli come le stelle" è un processo estetico, un viaggio visivo nel mondo, nel mio mondo così sedotto dai segni, dalle parole, dai gesti, dai volti, dal vuoto. Si sta soli, appunto, oggi forse più che mai, soli in mezzo a molti, soli come tanti, soli in massa, soli digitali divisi (e uniti) da uno schermo. Soli luminosi, esseri unici, pronti a dissolversi. Ho sentito l'esigenza di tradurre questo concetto, questa espressione della bellezza della solitudine, proprio dopo gli anni della pandemia che ha generato, di certo, rapporti conflittuali con il concetto di isolamento e, appunto solitudine. C'è chi ha goduto di tale situazione. E chi ha sofferto. Chi pagherà un conto salato. Chi non è sopravvissuto a se stesso. Chi ha già dimenticato tutto, chi ha il cuore ferito. Io ho scoperto un lato seducente di questo "fenomeno". Seducente come l'arte classica. Seducente come un lampo nella notte. Seducente come le stelle.
Alessandro Di Mise