Il titolo sopra (ovviamente ironico) è nostro. Il post, che condividiamo, di Alfredo Somoza.
Non si può usare una nazionalità come sinonimo di un crimine. La responsabilità di un reato è personale e individuale, non di una etnia. Il "Giorno della memoria" è appena passato ma non abbiamo imparato niente...
CQSASD
"COCAINA, ARRESTATO MAROCCHINO". Questo il tiolo del Comunicato Stampa diramato dall'Ufficio Stampa del Sindaco Allevi. In una sola riga si concentra l'ideologia dell'amministrazione. Non è stato arrestato uno "spacciatore", ma un "marocchino". Cioè non si descrive la "professione", ma la nazionalità. Per l'amministrazione "marocchino" è sinonimo di "spacciatore". Se non fosse così non si capirebbe il titolo (Il "marocchino" sarebbe uno spacciatore? un tossicodipendente? uno che passava di lì ed è rimasto coinvolto?).
A Monza quindi le tipologie criminali corrispondono con la nazionalità delle persone. Non c'è bisogno di ricordarlo, è lo stesso principio alla base delle persecuzioni raziali contro ebrei e rom degli anni 40. Il determinismo ottocentesco che incasellava le cosiddette "razze" nelle cosiddette "devianze" (ebrei usurai, rom ladri e aggiungiamo a Monza nel 2021, marocchini spacciatori).
Una destra che è rimasta ineluttabilmente e incredibilmente ancorata alla storia della prima metà del '900.
Alfredo Somoza