A pochi giorni dalla pubblicazione dei disastrosi risultati di Monza nella classifica di "Ecosistema urbano 2020" / vedi qui : https://www.labmonza.it/ecosistema-urbano-2020-monza-di-nuovo-sul-fondo-della-classifica/ la nostra stampa locale si riempie di nuove foto in cui l'Assessore Sassoli si prodiga nella piantumazione di nuovi boschi urbani. Intanto prendiamo atto del fatto che questi ultimi progetti non sono farina del sacco di questa amministrazione ma della precedente come osserva un lettore de "Il Cittadino" che così scrive:
"Spett. Redazione, vorrei farvi rilevare che la notizia del vostro articolo è vecchia. Infatti questa piantumazione è avvenuta nel febbraio scorso e non è frutto dell’azione e del lavoro dell’attuale assessore all’ambiente ritratta nella foto e dell’attuale Giunta, ma del lavoro fatto dalla Giunta precedente di Roberto Scanagatti, con l’allora assessore all’ambiente Francesca Dell'Aquila e del compianto assessore Claudio Colombo che attivarono la convenzione con il PANE (Parco Agricolo Nord Est) - già Parco del Rio Vallone. Il menare vanto da parte dell’attuale assessore che si fa ritrarre ad arte per l’occasione è cosa alquanto scorretta. Ovviamente non è colpa vostra, ma di un Comunicato Stampa evidentemente di parte, scritto in modo autoreferenziale e fazioso, ad hoc per far credere una cosa non vera. Leggendo l’articolo cin foto a corredo, sembra che si tratti di una piantumazione di questi giorni su un tema che è molto trendy (infatti riscuote molti Like). È un modo di fare Comunicati Stampa molto discutibile e subdolo. Una vera e propria marketta.Inviterei tutta la Stampa (perché lo stesso Comunicato ha prodotto vari articoli tutti uguali) ad una maggior attenzione e vigilanza nel recepire i Comunicati Stampa dell’amministrazione e a non prenderli per oro colato, evitando di fare un copia incolla. Quanto sopra per correttezza di informazione. Ritengo che la questione meriterebbe un altro pezzo da parte vostra, che chiarifichi le cose e non lasci intendere cose non vere. Grazie. Cordiali Saluti. Lettera firmata".
E poi sti annunci di boschi che mangeranno lo smog li abbiamo già letti e commentati a proposito di Sant'Albino nel 2018...
vedi ns. post
A commento i nudi fatti.
Il bosco "che mangia la CO" è fatto di un centinaio di piantine alte (forse) 50 cm. cadauna. Secondo esperti del settore ciascuna costa circa 2 euro.
La vasta area riqualificata di "oltre 1800 mq" è tradotto in parole povere un campo di 90 m. x 90 m.
L'ubicazione è stata scelta insindacabilmente da tecnici del Comune.
Altro fatto inconfutabile è il mancato coinvolgimento della popolazione e in particolare delle scuole. Una bella occasione persa.
Alla inaugurazione per Sant'Albino c'erano solo due del nostro Comitato (l'abbiamo "scoperto" per vie personali).
CQSA
Evidentemente poi la CO2 non è un nutrimento ideale per delle miserrime piantine tanto che a due anni di distanza abbiamo dovuto mestamente annunciarne il decesso...
3/10/2020
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Eppure ora si torna pervicacemente a riproporre la favola del bosco mangiasmog...
https://www.ilcittadinomb.it/stories/Cronaca/monza-ecco-il-bosco-urbano-che-fara-respirare-meglio-la-citta_1377558_11/
Due ettari di ossigeno in più grazie al nuovo bosco urbano in viale Sant'Anastasia
E per finire qualche commento trovato in Facebook:
Ohssignur! Tralasciamo sulla nuova unità di misura internazionale due ettari di ossigeno, abbiamo pietà, ma anche questa è una mera operazione di facciata. Le piante occorrono per abbassare la temperatura della città nelle calde estati, per dare nutrimento e riparo alla fauna e per organicare il carbonio, sottraendo l’anidride carbonica responsabile dell’effetto serra, producono ossigeno ma non abbiamo carenze di questo gas visto che è il componente maggiore della nostra atmosfera col 78%.
Si tratta di piantine di un metro di altezza, nessun albero, sono piccoli arbusti, alcuni dei quali già morti, altri erano già sdraiati per terra dopo il primo temporale. Se anche dovessero sopravvivere tutti non ci sarà bosco urbano, sono troppo fitti e vicini e non riusciranno mai a crescere. Abbiamo già avuto l’esperienza del bosco urbano di sant’Albino, stesse foto, foto di rito con assessori con badile e dopo un anno tutte morte, oggi quel bosco è solo un prato. Ci sorprende che il Parco Agricolo Nord est si presti a tali operazioni di propaganda, almeno quelli dell’ente parco sapranno sicuramente che non ci sarà nessun bosco e che tali piantine sono piantate solo per fare un vivaio e non un bosco. L’investimento complessivo è di 96.000€, non sono bruscolini. Saranno soldi buttati via come è successo a Sant’Albino?
Nelle scorse settimane Il Cittadino ha dato conto della notizia di una prossima piantumazione di 800 piante in via Einstein (intervento di Forestazione Urbana).
Alcuni amici mi hanno chiesto di cosa si tratti e se sia una cosa opportuna, visto che si tratta della stessa area interessata anche dalla Fermata Monza Est. Nella riunione del Gruppo di Lavoro Ambiente prima e della Consulta Libertà poi, ho posto alcune domande (tra cui il valutare attentamente appunto se sia il caso di creare una foresta proprio all’uscita di una fermata ferroviaria). Domande che sarebbe stato utile affrontare con l’Amministrazione, se ci fosse stato il tempo per un confronto e un vero processo di Partecipazione. Cosa che l’Amministrazione ha scelto di non fare.
Pubblico qui sia gli articoli di stampa che le domande che ho posto. Ed aggiungo qualche considerazione su questa decisione dell’Assessorato all’Ambiente di procedere nei prossimi giorni ad una Forestazione Urbana (ora si scopre essere di 1000 piante, due settimane erano 800) sull’area di via Einstein.
Quel che a mio parere appare poco corretto non è di per sé il mettere piante, ovviamente (in realtà sono giovani piantine, essenze forestali, che diventeranno piante tra vent’anni): chi, infatti, potrebbe mai essere contrario a mettere nuove piante che trasformano la CO2 in Ossigeno? Il fatto è che l’Amministrazione Comunale, che si riempie spesso la bocca della parola “partecipazione”, ancora una volta l’abbia snobbata e abbia voluto prendere una decisione, che ha un impatto rilevante su un quartiere e sui suoi servizi, in totale arbitrarietà, senza coinvolgere per tempo né la Consulta di quartiere interessata né gli stessi cittadini residenti, e senza fornire spontaneamente dati né valutazioni sulle implicazioni che ne deriveranno nel tempo in quell’area: ad es. se sia davvero la cosa più giusta per i cittadini, in futuro, uscire da una fermata ferroviaria e dal sottopassaggio e trovarsi di fatto in una foresta di 1000 piante.
C’è poi anche un’aggravante: solo a posteriori, cioè a decisione già presa, l’assessorato competente ha tentato di coinvolgere in fretta e furia la Consulta di quartiere, convocando qualche rappresentante e chiedendo un parere urgente entro pochi giorni (dopo che tutto era stato tenuto all’oscuro e dopo avere fatto, a parole, enfatici discorsi su “partecipazione, ascolto, dialogo, confronto” in recenti incontri ufficiali). In pratica un parere richiesto “a babbo morto”, quasi già lì pronti con le piantine in mano da piantare. Senza dare il tempo alla Consulta di analizzare e valutare il progetto, la compatibilità ambientale con quella viabilistica e ferroviaria e soprattutto l’impatto e la reale utilità per il quartiere. Ci sono, tra l’altro, le prove della decisione già presa prima del parere della Consulta.
Ecco, io credo che “Partecipazione” non voglia dire semplicemente presentare progetti già pronti e chiedere, solo a posteriori, un parere urgente “chiavi in mano” per un “sì” o un “no”. Partecipazione significa far nascere insieme i progetti, condividerli fin dall’inizio, co-svilupparli insieme: Amministrazione, Consulta e cittadini.
Per altro, per mesi la Consulta Libertà ha chiesto di incontrare l’assessore all’ambiente per sottoporre 4 progetti prioritari per il quartiere su cui lavorare insieme; e l’assessore che fa (dopo aver rinviato per mesi l’incontro)? si presenta e ne tira fuori un altro dal cilindro, già bell’e pronto, calato dall’alto, senza domandarsi nè domandare ai cittadini se fosse realmente una priorità. Come a dire “vedete che bel progetto? noi piantiamo piante, siamo ambientalisti, vi piace? Abbiano deciso noi per voi, ci date il vostro parere positivo?” Questo modo di fare non è “partecipazione” ma “paternalismo”, a mio parere.
Da notare che tutto ciò non è un qualcosa nato adesso dal nulla (da giustificare quindi un’urgenza che permette di dire “scusa, non avevamo il tempo di farvelo sapere e di coinvolgervi”). No no, si è saputo, infatti, che trattasi di progetto avviato nel 2018.
Questo modo di fare NON È VERA PARTECIPAZIONE, ma una FAKE-PARTECIPAZIONE, una mossa opportunistica dell’ultimo momento, ... forse per ottenere il bollino blu della Consulta. Ma la Consulta non è ... una banana chiquita!
La Consulta è l’organismo ufficiale di Partecipazione del quartiere. Va rispettata, se ci si crede davvero alla Partecipazione, non va presa in giro opportunisticamente, con operazioni che servono magari per poter dire “abbiamo fatto un progetto partecipato, approvato anche dalla Consulta di quartiere”.
La Consulta Libertà, non avendo potuto analizzare il progetto per valutarne le implicazioni sul quartiere, ha deciso, giustamente, di non dare alcuna approvazione, di non esprimersi né a favore né contro, non avendo elementi per poterlo fare, come riporta correttamente Il Cittadino, lasciando all’Amministrazione la facoltà e la responsabilità di decidere autonomamente ciò che, per altro, aveva già deciso. Senza però cercare (tardivamente e approssimativamente) nella Consulta un qualche sponda da esibire magari in qualche prossima inaugurazione o operazione mediatica.