Metodi 4 – QUARTO INCONTRO DEDICATO ALLA FORMAZIONE DELLE
CONSULTE DI MONZA
Tema di oggi: la CO-PROGRAMMAZIONE E LA CO-PROGETTAZIONE
In tale ottica la PA apre ad un lavoro di parternariato con
il 3° settore per una migliore programmazione e progettazione. In questo
contesto il 3° settore a sua volta intende partecipare alla programmazione e
alla progettazione con PA in un rapporto di reciproca valorizzazione. Questo
approccio è definito anche “welfare di comunità” secondo un “principio di
sussidiarietà cicolare”.
Nella progettazione ed erogazione di servizi non ci si ferma
più al tradizionale bipolarismo STATO – MERCATO
ma si crea un TERZO POLO che non mira solamente, come il mercato, al
profitto ma che vuole anche evitare l’ assitenzialismo.
Questo approccio mira a coinvolgere le molte e diverse
agenzie pubbliche e del non profit senza escludere neppure il profit del
territorio che può dare a sua volta un supporto importante
Ovviamente la legge del 2017 citata sopra è il punto di
partenza. Secondo l’art. 5 la PA deve identificare bisogni e ipotesi di intervento. A questo
punto chiede al 3° settore di ma occorre
poi contestualizzare
Art 5 pa identifica bisogni e interventi
Chiede al 3° settore di co-progettare. La collaborazione fra
pubblico e 3° settore può produrre arricchimento e favorire l’innovazione. Può
anche ampliare le risorse in campo.
Per la chiamata a collaborare rivolta al 3° settore la PA
segue procedure di evidenza pubblica (bandi).
In Lombardia per esempio la co-progettazione riguarda i “piani
sociali di zona”. Sono tavoli permanenti cercano di definire programmazione a
lunga durata e una strategia territoriale.
Oggi anche i piani urbanistici possono nascere in questa
ottica di co-programmazione (visione verso il futuro) e co-progettazione. La co-progettazione
mira a definire e realizzare gli specifici progetti prima co-programmati.
Co-programmazione e co-progettazione sono due cose diverse e
hanno una tempistica diversa. Prima si elabora una visione strategica di
programma sulla durata (co-programmazione). Solo poi si elaborano e realizzano
i progetti che devono concretizzare la programmmazione. Oggi spesso di fa un
“progettificio” senza alcuna visione programmatica.
Un esempio-
Problema anziani – come prevenire il ricovero in istituti? Programmo
per i prossimi anni servizi di assitenza domiciliare. E poi li realizzo in
progetti concreti nel territorio.
I progetti si fanno in co-progettazione (dopo una co-programmazione
che è prioritaria).
L’aumento della complessità e delle fatiche sociali
impongono di mettere insieme le forze di diversi attori sociali. Il presupposto
è proprio dato da problemi che il singolo attore non può affrontare da solo. Occorrono
competenze e idee da mettere assieme per affrontare problemi complessi che il
regime di concorrenza o competenze specifiche e separate non possono risolvere.
Passaggi utili: unire le forze diverse; uscire da logiche
settoriali; mobilitare assieme le risorse (economiche ma non solo); coordinare più attori che
convergano verso obiettivi comuni (sostanzialmente la cura della propria
comuntà). Queste scelte fanno crescere dentro le comunità la solidarietà che
non è solo una scelta etica ma anche funzionale a realizzare forme di collaborazione
che danno risposte solide ai bisogni del territorio. La autosufficienza oggi
non va lontano.
Tutte queste attività richiedon processi virtuosi. Ad
esempio apprestare una “cassetta degli attrezzi” con strumenti che ci aiutino a
valutare i risultati del lavoro fatto misurandoli nel tempo evalutandone
l’impatto sociale ( come e quanto ha funzionato il nostro lavoro?)
Il welfare di comunità come già detto esce da pure logiche
assitenzialistiche ma anche dagli interessi esclusivi del mercato.
Richiede e realizza corresponsabilità di molti attori a
favore in primo luogo dei più fragili ma anche per una coesione sociale che
avvantaggia tutti.
Co-programmazione e co-progettazione sono due processi che
vanno assieme.
Creare reti comunità significa creare forme di intelligenza collettiva
di cui oggi abbiamo grande bisogno.