Domani i fascisti si apprestano a commemorare il centenario della fondazione dei fasci di combattimento, l'inizio di oltre un ventennio di orrore in Italia e in Europa.
Brianza
Fin dalle origini (fondazione dei Fasci di combattimento il 23 marzo 1919 a Milano nella sede degli Industriali di Piazza San Sepolcro) il fascismo fu sostenuto e finanziato dal padronato agrario e industriale, interessato a soffocare le lotte operaie e contadine per migliori salari e condizioni di vita e la possibilità di una svolta socialista nel Paese. A tale scopo vennero istituite le "squadre d'azione" che avevano il preciso scopo di organizzare azioni punitive violente nei confronti di operai, contadini, sedi di sindacati, cooperative, giornali, associazioni proletarie. Fu con lo squadrismo che il fascismo impose il suo potere in Brianza come nel resto d'Italia, facilitato da una risposta istituzionale e degli altri partiti debole e confusa (il Ppi era più preoccupato dei successi del Psi che delle violenze che ogni giorno si consumavano a danno dei proletari e degli antifascisti). Nel maggio 1922, prima della “Marcia su Roma” (28 ottobre) si evidenziò il ruolo dei fascisti al servizio degli industriali: i Gavazzi, padroni di alcuni “setifici” a Desio, di fronte allo sciopero contro la riduzione del 25% delle paghe, chiamarono gli squadristi milanesi per una azione antisciopero. Fu una novità ed un salto qualitativo delle azioni delle squadracce. Amedeo Ferrari, segretario del Pcd’I monzese, accorse a Desio con un gruppo di monzesi. Ci fu uno scontro a fuoco ed i fascisti furono respinti sia dalla Casa del Popolo “rossa” che dalla Casa del Popolo “cattolica”. Il quotidiano “Il Cittadino” scrisse: “gli operai dalle finestre e dai tetti risposero validamente al fuoco degli avversari, ... furono sparati centinaia di colpi. I fascisti alla fine dovettero ritirarsi non senza avere lasciato nelle mani dei nostri alcuni prigionieri”. Il giornale cattolico stava apertamente contro i fascisti. Sempre nell’agosto del 1922 le bande nere armate arrivano a Monza. Un episodio è stato così raccontato da Carlo Bracesco, comunista : “Una staffetta ci avverte che a Largo Mazzini gli squadristi locali rafforzati dai fascisti della Lomellina stavano provocando i lavoratori. I giovani partono armati di pezzi di sedie e prendono alle spalle i fascisti: violento scontro, i fascisti sono protetti dai carabinieri che trattengono i lavoratori lasciandoci isolati a batterci”. Altri operai furono feriti verso sera negli scontri con le squadre fasciste incaricate di affiggere i manifesti degli industriali di Monza che "minacciavano la serrata degli stabilimenti". Gli atti di violenza proseguirono con l’uccisione di un lavoratore alla sede del Circolo Volta e l’aggressione al segretario del Pcd’I di Monza Amedeo Ferrari pestato da una decina di fascisti e lasciato sanguinante sulla strada. Enrico Verderio, accorso per aiutarlo, subì a sua volta un violento pestaggio che gli causò la perdita dell'occhio destro. La Brianza, fatto forse poco noto, non fu immediatamente piegata al fascismo: alle elezioni comunali del 1923 il “listone” fascista fu sconfitto ma i fascisti costrinsero con la violenza alle dimissioni il Consiglio comunale dopo soli sette mesi. E' in questo clima che Carlo Cattaneo, 51 anni, venne aggredito da un gruppo di squadristi fascisti e picchiato a morte presso la sede del Circolo Operaio di viale Vittorio Veneto 1. Fra gli imputati dell’aggressione, il Console della Milizia Enzo Galbiati http://www.treccani.it/…/enzo-galbiati_(Dizionario-Biograf…/ ed il centurione Luigi Gatti, che diventerà un crudele torturatore della R.S.I.
Alle elezioni politiche del 1924 – caratterizzate da una campagna elettorale piena di soprusi e di angherie che portò il PNF al 65% dei voti a livello nazionale – videro l’eccezione del voto brianzolo dove il listone fascista ottenne solo il 16% dei voti. Mussolini furente fece affiggere manifesti (originali presso l’archivio de “Il Cittadino”) con questo testo: “Fascisti! Il popolo ha già sofferto abbastanza, non lo dobbiamo più picchiare ma compiangere. Bisogna picchiare in alto, colpire i capi, i responsabili della rovina del nostro paese. Fascisti! Se incontrate Riboldi, Reina, Marelli, Grandi, Casanova ecc. picchiateli senza misericordia. Dobbiamo liberare Monza e l’Italia da questo lurido marciume che la infesta. Morte agli indecenti sfruttatori del proletariato!” Gli squadristi devastarono e incendiarono in ben 43 località le sedi di circoli, sindacati e cooperative; a tutti gli oppositori, sindacalisti, dirigenti politici e amministratori pubblici, fu data una caccia violenta. Fra i brianzoli, il primo ad essere incarcerato fu Ezio Riboldi, ex sindaco di Monza, deputato, che già aveva subito nel 1918 un pestaggio squadrista che lo ridusse alla semicecità.
Nell’ autunno 1926, dopo l'attentato di Bologna a Mussolini (31 ottobre 1926) si scatenò anche a Monza una furibonda caccia all'uomo. Socialisti, comunisti, popolari furono aggrediti e pestati. Con l'accusa di “aver partecipato a riunioni per riorganizzare il partito comunista in Brianza”, Carlo Bracesco, Valverde, Edoardo e Toni Colombo con una corda al collo vennero trascinati per la città e poi condotti in piazza Roma dove erano state erette quattro forche alle quali furono impiccati simbolicamente. Sul petto la scritta: “Siamo noi che vogliamo la morte del Duce”.
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Le sentenze del Tribunale Speciale
1928
quarto trimestre
(Da Aula IV - Tutti i processi del Tribunale Speciale fascista,
di A. Dal Pont, A. Leonetti, F. Maiello e L. Zocchi- ANPPIA)
Sentenza n. 119 del 25-10-1928 Pres. Tringali - Rel. Buccafurri
Un informatore della polizia permette l'arresto, nel luglio 1927, di alcuni comunisti che hanno partecipato a riunioni indette per riorganizzare il partito nella Brianza. (Ricostituzione del PCI)
Fin dalle origini (fondazione dei Fasci di combattimento il 23 marzo 1919 a Milano nella sede degli Industriali di Piazza San Sepolcro) il fascismo fu sostenuto e finanziato dal padronato agrario e industriale, interessato a soffocare le lotte operaie e contadine per migliori salari e condizioni di vita e la possibilità di una svolta socialista nel Paese. A tale scopo vennero istituite le "squadre d'azione" che avevano il preciso scopo di organizzare azioni punitive violente nei confronti di operai, contadini, sedi di sindacati, cooperative, giornali, associazioni proletarie. Fu con lo squadrismo che il fascismo impose il suo potere in Brianza come nel resto d'Italia, facilitato da una risposta istituzionale e degli altri partiti debole e confusa (il Ppi era più preoccupato dei successi del Psi che delle violenze che ogni giorno si consumavano a danno dei proletari e degli antifascisti). Nel maggio 1922, prima della “Marcia su Roma” (28 ottobre) si evidenziò il ruolo dei fascisti al servizio degli industriali: i Gavazzi, padroni di alcuni “setifici” a Desio, di fronte allo sciopero contro la riduzione del 25% delle paghe, chiamarono gli squadristi milanesi per una azione antisciopero. Fu una novità ed un salto qualitativo delle azioni delle squadracce. Amedeo Ferrari, segretario del Pcd’I monzese, accorse a Desio con un gruppo di monzesi. Ci fu uno scontro a fuoco ed i fascisti furono respinti sia dalla Casa del Popolo “rossa” che dalla Casa del Popolo “cattolica”. Il quotidiano “Il Cittadino” scrisse: “gli operai dalle finestre e dai tetti risposero validamente al fuoco degli avversari, ... furono sparati centinaia di colpi. I fascisti alla fine dovettero ritirarsi non senza avere lasciato nelle mani dei nostri alcuni prigionieri”. Il giornale cattolico stava apertamente contro i fascisti. Sempre nell’agosto del 1922 le bande nere armate arrivano a Monza. Un episodio è stato così raccontato da Carlo Bracesco, comunista : “Una staffetta ci avverte che a Largo Mazzini gli squadristi locali rafforzati dai fascisti della Lomellina stavano provocando i lavoratori. I giovani partono armati di pezzi di sedie e prendono alle spalle i fascisti: violento scontro, i fascisti sono protetti dai carabinieri che trattengono i lavoratori lasciandoci isolati a batterci”. Altri operai furono feriti verso sera negli scontri con le squadre fasciste incaricate di affiggere i manifesti degli industriali di Monza che "minacciavano la serrata degli stabilimenti". Gli atti di violenza proseguirono con l’uccisione di un lavoratore alla sede del Circolo Volta e l’aggressione al segretario del Pcd’I di Monza Amedeo Ferrari pestato da una decina di fascisti e lasciato sanguinante sulla strada. Enrico Verderio, accorso per aiutarlo, subì a sua volta un violento pestaggio che gli causò la perdita dell'occhio destro. La Brianza, fatto forse poco noto, non fu immediatamente piegata al fascismo: alle elezioni comunali del 1923 il “listone” fascista fu sconfitto ma i fascisti costrinsero con la violenza alle dimissioni il Consiglio comunale dopo soli sette mesi. E' in questo clima che Carlo Cattaneo, 51 anni, venne aggredito da un gruppo di squadristi fascisti e picchiato a morte presso la sede del Circolo Operaio di viale Vittorio Veneto 1. Fra gli imputati dell’aggressione, il Console della Milizia Enzo Galbiati http://www.treccani.it/…/enzo-galbiati_(Dizionario-Biograf…/ ed il centurione Luigi Gatti, che diventerà un crudele torturatore della R.S.I.
Alle elezioni politiche del 1924 – caratterizzate da una campagna elettorale piena di soprusi e di angherie che portò il PNF al 65% dei voti a livello nazionale – videro l’eccezione del voto brianzolo dove il listone fascista ottenne solo il 16% dei voti. Mussolini furente fece affiggere manifesti (originali presso l’archivio de “Il Cittadino”) con questo testo: “Fascisti! Il popolo ha già sofferto abbastanza, non lo dobbiamo più picchiare ma compiangere. Bisogna picchiare in alto, colpire i capi, i responsabili della rovina del nostro paese. Fascisti! Se incontrate Riboldi, Reina, Marelli, Grandi, Casanova ecc. picchiateli senza misericordia. Dobbiamo liberare Monza e l’Italia da questo lurido marciume che la infesta. Morte agli indecenti sfruttatori del proletariato!” Gli squadristi devastarono e incendiarono in ben 43 località le sedi di circoli, sindacati e cooperative; a tutti gli oppositori, sindacalisti, dirigenti politici e amministratori pubblici, fu data una caccia violenta. Fra i brianzoli, il primo ad essere incarcerato fu Ezio Riboldi, ex sindaco di Monza, deputato, che già aveva subito nel 1918 un pestaggio squadrista che lo ridusse alla semicecità.
Nell’ autunno 1926, dopo l'attentato di Bologna a Mussolini (31 ottobre 1926) si scatenò anche a Monza una furibonda caccia all'uomo. Socialisti, comunisti, popolari furono aggrediti e pestati. Con l'accusa di “aver partecipato a riunioni per riorganizzare il partito comunista in Brianza”, Carlo Bracesco, Valverde, Edoardo e Toni Colombo con una corda al collo vennero trascinati per la città e poi condotti in piazza Roma dove erano state erette quattro forche alle quali furono impiccati simbolicamente. Sul petto la scritta: “Siamo noi che vogliamo la morte del Duce”.
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Le sentenze del Tribunale Speciale
1928
quarto trimestre
(Da Aula IV - Tutti i processi del Tribunale Speciale fascista,
di A. Dal Pont, A. Leonetti, F. Maiello e L. Zocchi- ANPPIA)
Sentenza n. 119 del 25-10-1928 Pres. Tringali - Rel. Buccafurri
Un informatore della polizia permette l'arresto, nel luglio 1927, di alcuni comunisti che hanno partecipato a riunioni indette per riorganizzare il partito nella Brianza. (Ricostituzione del PCI)
Riboldi Enrico, Desio (Mi) 21-10-1905, segantino - 2 anni
Giuliani Giuseppe, Lentate (Mi) 16-4-1890, muratore - 2 anni
Ferrari Amedeo, Casalpusterlengo (Mi) 6-9-1895, meccanico - 2 anni
Verderio Enrico, Vimercate (Mi) 14-9-1900, piazzista - 2 anni
Zappa Arturo, 20-1-1898, meccanico - 2 anni, 6 mesi
Crippa Carlo, Velate (Mi) 27-2-1898, tornitore - 2 anni
Levati Cesare, Vimercate (Mi) 22-4-1899, operaio - 2 anni
Nobili Augusto, Carate (Mi) 7-2-1895, guardafili - 3 anni
Trivulzio Maria Luigia, Monza (Mi) 10-2-1890, modista - 1 anno
Villa Celeste, Cesano M. (Mi) 4-7-1898, meccanico - 3 anni
Gianella Paolina, Monza (Mi) II-7-1902, modista - 1 anno
Seregni Felice*, Desio (Mi) 14-11-1898, panettiere - 10 anni
Malberti Giacomo*, Desio (Mi) 5-9-1894, fabbro - 10 anni
* Condannato in contumacia.
Giuliani Giuseppe, Lentate (Mi) 16-4-1890, muratore - 2 anni
Ferrari Amedeo, Casalpusterlengo (Mi) 6-9-1895, meccanico - 2 anni
Verderio Enrico, Vimercate (Mi) 14-9-1900, piazzista - 2 anni
Zappa Arturo, 20-1-1898, meccanico - 2 anni, 6 mesi
Crippa Carlo, Velate (Mi) 27-2-1898, tornitore - 2 anni
Levati Cesare, Vimercate (Mi) 22-4-1899, operaio - 2 anni
Nobili Augusto, Carate (Mi) 7-2-1895, guardafili - 3 anni
Trivulzio Maria Luigia, Monza (Mi) 10-2-1890, modista - 1 anno
Villa Celeste, Cesano M. (Mi) 4-7-1898, meccanico - 3 anni
Gianella Paolina, Monza (Mi) II-7-1902, modista - 1 anno
Seregni Felice*, Desio (Mi) 14-11-1898, panettiere - 10 anni
Malberti Giacomo*, Desio (Mi) 5-9-1894, fabbro - 10 anni
* Condannato in contumacia.
Fonti:
- La Brianza in un secolo di storia d'Italia (1848-1945) - Emilio Diligenti, Alfredo Pozzi - Teti Editorie
- Le sentenze del Tribunale Speciale 1928 quarto trimestre (Da Aula IV - Tutti i processi del Tribunale Speciale fascista, di A. Dal Pont, A. Leonetti, F. Maiello e L. Zocchi- ANPPIA)
Illustrazione tratta da L'Asino https://it.wikipedia.org/wiki/L%27Asino
- La Brianza in un secolo di storia d'Italia (1848-1945) - Emilio Diligenti, Alfredo Pozzi - Teti Editorie
- Le sentenze del Tribunale Speciale 1928 quarto trimestre (Da Aula IV - Tutti i processi del Tribunale Speciale fascista, di A. Dal Pont, A. Leonetti, F. Maiello e L. Zocchi- ANPPIA)
Illustrazione tratta da L'Asino https://it.wikipedia.org/wiki/L%27Asino