COSA DICE ARPA IN QUESTO CASO ?
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ma...
Riportiamo sotto il link e un estratto da un articolo che contiene l'intervista a un esperto qualificato:
(Ndr) Si parla di incendio di pneumatici e materiali plastici) ...
"Per capirci qualcosa di più ci siamo rivolti al dottor Angelo Cecinato, già Direttore dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), oggi in pensione.
(Ndr) Si parla di incendio di pneumatici e materiali plastici) ...
"Per capirci qualcosa di più ci siamo rivolti al dottor Angelo Cecinato, già Direttore dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), oggi in pensione.
Professore, quali sostanze possono essere rilasciate da un incendio
di questo tipo?
Un incendio di scarti di pneumatici ha degli elementi in comune con tutti gli incendi e i processi di combustione di materiale organico, nonché sostanze tipiche del materiale bruciato. Al primo gruppo appartengono polveri fini e ultra-fini (le famose nanoparticelle), ossidi d’azoto, idrocarburi incombusti tossici quali composti aromatici, aldeidi, idrocarburi policiclici aromatici, sostanze clorurate, ritardanti di fiamma presenti nel combustibile originario, ecc. Per fare qualche esempio di composti tossici (cancerogeni), ricordiamo il benzene, la formaldeide, il benzo[a]pirene, i PBDE (ritardanti di fiamma), l’acroleina, polimeri.
Al secondo gruppo, per gli pneumatici si annoverano gli inquinanti solforati (derivati dell’anidride solforosa, solfuri, solforati organici) e molte sostanze azotate organiche, presenti nella composizione chimica dei materiali. Bisogna considerare anche il contributo di altre sostanze tossiche presenti in tracce, provenienti dall’usura di pneumatici (ad esempio per i freni e la pavimentazione stradale: metalli pesanti, rame, zinco, arsenico). Il rilascio delle diossine, di cui spesso si parla, in realtà non dovrebbe avvenire se non in casi rari, in cui il materiale di partenza contenga cloro, composti organici e altre sostanze in grado di agire da catalizzatori (promotori di reazione).
Molte di queste sostanze sono cancerogene. Oltre allo sviluppo di tumori, molte sostanze rilasciate dagli incendi sono in grado di indurre altri problemi di salute, dalle irritazioni cutanee e della gola ai problemi cardiaci, ai danni genetici.
Ovviamente l’entità e la durata del danno dipendono anche dalle dimensioni dell’incendio. ...Non va trascurato che polveri fini e vapori tossici possono viaggiare per migliaia di chilometri.
Un incendio di scarti di pneumatici ha degli elementi in comune con tutti gli incendi e i processi di combustione di materiale organico, nonché sostanze tipiche del materiale bruciato. Al primo gruppo appartengono polveri fini e ultra-fini (le famose nanoparticelle), ossidi d’azoto, idrocarburi incombusti tossici quali composti aromatici, aldeidi, idrocarburi policiclici aromatici, sostanze clorurate, ritardanti di fiamma presenti nel combustibile originario, ecc. Per fare qualche esempio di composti tossici (cancerogeni), ricordiamo il benzene, la formaldeide, il benzo[a]pirene, i PBDE (ritardanti di fiamma), l’acroleina, polimeri.
Al secondo gruppo, per gli pneumatici si annoverano gli inquinanti solforati (derivati dell’anidride solforosa, solfuri, solforati organici) e molte sostanze azotate organiche, presenti nella composizione chimica dei materiali. Bisogna considerare anche il contributo di altre sostanze tossiche presenti in tracce, provenienti dall’usura di pneumatici (ad esempio per i freni e la pavimentazione stradale: metalli pesanti, rame, zinco, arsenico). Il rilascio delle diossine, di cui spesso si parla, in realtà non dovrebbe avvenire se non in casi rari, in cui il materiale di partenza contenga cloro, composti organici e altre sostanze in grado di agire da catalizzatori (promotori di reazione).
Molte di queste sostanze sono cancerogene. Oltre allo sviluppo di tumori, molte sostanze rilasciate dagli incendi sono in grado di indurre altri problemi di salute, dalle irritazioni cutanee e della gola ai problemi cardiaci, ai danni genetici.
Ovviamente l’entità e la durata del danno dipendono anche dalle dimensioni dell’incendio. ...Non va trascurato che polveri fini e vapori tossici possono viaggiare per migliaia di chilometri.
C’è qualcosa che si potrebbe fare per prevenire e quindi evitare
fenomeni del genere?
Da una parte, lo sviluppo tecnologico e legislativo tende a ridurre l’uso di materiali tossici in sé o in grado di trasformarsi in sostanze tossiche; dall’altro, si tratta di tradurre in pratica le indicazioni della scienza e della tecnologia e favorire il controllo del rispetto delle normative. Ma poco si può fare se manca una coscienza (sensibilità) ambientale e se l’unico parametro che conta è il profitto. Un vero “ambientalismo” non è contro il progresso né velleitario-massimalista, ma contempera il “benessere” con il bene di tutti, sapendo che c’è un costo da pagare per il bene anche delle generazioni future (quelle che più pagheranno il conto dei danni ambientali odierni).
Da una parte, lo sviluppo tecnologico e legislativo tende a ridurre l’uso di materiali tossici in sé o in grado di trasformarsi in sostanze tossiche; dall’altro, si tratta di tradurre in pratica le indicazioni della scienza e della tecnologia e favorire il controllo del rispetto delle normative. Ma poco si può fare se manca una coscienza (sensibilità) ambientale e se l’unico parametro che conta è il profitto. Un vero “ambientalismo” non è contro il progresso né velleitario-massimalista, ma contempera il “benessere” con il bene di tutti, sapendo che c’è un costo da pagare per il bene anche delle generazioni future (quelle che più pagheranno il conto dei danni ambientali odierni).