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di Stefania Totaro da il Giorno
ULTIME MANOVRE giudiziarie per l’inchiesta «Clean City».
A tre mesi dall’ondata di arresti sugli appalti pubblici per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti in odore di mazzette fervono le mosse finali alla Procura di Monza per i 44 imputati a vario titolo di corruzione, turbativa d’asta pubblica, truffa aggravata ai danni di ente pubblico ed emissione di fatture false. Stamattina verrà discusso il ricorso presentato al Tribunale per il Riesame delle misure patrimoniali di Monza dalla difesa di Antonio Esena, il geometra ex responsabile del settore manutenzione del Comune di Monza nei cui confronti i pm Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo hanno ottenuto un sequestro equivalente alle mazzette che secondo l’accusa il funzionario ha intascato dall’impresa Sangalli. Intanto sembra allontanarsi l’ipotesi di patteggiamento per altri funzionari pubblici coinvolti. L’unica ad avere finora concordato un patteggiamento a 3 anni è la ex dirigente del Comune responsabile del settore Ambiente Gabriella Di Giuseppe, mentre l’allora presidente della commissione Ambiente Antonio Gabetta, a cui i pm hanno fatto la stessa proposta di pena senza sospensione condizionale, starebbe valutando di chiedere il rito abbreviato così come ha già deciso Antonio Esena. Non ha intenzione di accettare un patteggiamento a 3 anni di reclusione neanche il dimissionario consigliere della Provincia di Monza Daniele Petrucci. Potrebbe quindi assottigliarsi di molto la lista dei patteggiamenti inizialmente prevista. Resta confermato però che concorderanno la pena gli imputati principali di questa inchiesta, Giancarlo Sangalli e i figli Daniela, Patrizia e Giorgio (per le posizioni più pesanti del padre e di Giorgio la difesa sta cercando con contatti quasi quotidiani con i pm di «limare» il patteggiamento, previsto comunque al di sopra dei 4 anni di reclusione) e anche l’ex assessore monzese Pdl all’Ambiente e al Patrimonio Giovanni Antonicelli, che è reo confesso per l’accusa di corruzione ma non per quella di voto di scambio dell’inchiesta «Briantenopea» per cui è stato condannato a 14 anni e mezzo Peppe ’o Curt.
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