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giovedì 26 giugno 2014

Alessandro Gerosa (capogruppo SEL) "sull’impianto rifiuti speciali di S.Albino"

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Dopo il Consiglio Comunale di Lunedì 23 nel quale si sono trattate due mozioni riguardanti l’impianto rifiuti speciali di Sant’Albino, ritengo doveroso aprire qualche riflessione in merito.
Premetto che poche volte nella mia vita consiliare mi sono trovato con tanta rabbia in corpo, che durante la trattazione di queste due mozioni. Rabbia per non poter realizzare tutto quanto si vorrebbe, e rabbia per l’ipocrisia mostrata da qualcuno.
La Mozione Villa chiedeva, in sostanza, la revoca della decisione di Giunta che diede l’avvio alla concessione alla società di realizzare l’impianto di rifiuti speciali. Quella delibera a cui lo stesso Villa aveva votato favorevolmente come membro della scorsa giunta, senza fare un plissè. Quella delibera proposta da Antonicelli, ex-assessore all’ambiente che ora trascorre il proprio tempo in carcere.
Si potrebbe riconoscere l’onestà intellettuale di ammettere il proprio errore, non aver riconosciuto a suo tempo le pesanti illegitimità amministrative che pendevano su tale procedimento. Illegittimità d’altra parte vistose e difficilmente inosservate, quali la mancanza di una gara ad evidenza pubblica e la partecipazione del tutto irrituale (e forse unica) di un assessore invece che del dirigente preposto alla conferenza dei servizi.
Il problema è che una volta fatta la frittata, indietro non si può tornare. Non si può tornare in un contesto in cui la magistratura, almeno stando a quanto fino ad ora emerso dal processo in corso, ha trovato la società beneficiaria della decisione come totalmente estranea ai fatti. Almeno non si può tornare indietro in un contesto nel quale tutti gli enti locali sono strozzati dal patto di stabilità e dai tagli del governo, e non è ipotizzabile negli interessi della comunità esporsi ad un risarcimento milionario nei confronti della società stessa.
Certo, questo non vuol dire rimanere impotenti. Vuol dire vigilare più che mai, alla luce di quanto sta emergendo e delle chiare illegittimità amministrative, sui potenziali rischi per la salute ai cittadini del quartiere. Vuol dire chiedere controlli continui e serrati ad Arpa ed Asl, e intervenire immediatamente se i responsi dei controlli lo indicano. Vuol dire impegnarsi pubblicamente a non rinnovare il contratto ad una società che, pur se si confermasse la sua estraneità ai fatti, ha avuto una concessione viziata da più illegittimità amministrative.
In questo, sono davvero insostenibili le ipocrisie di chi, allora assessore, allora votante di questa decisione, ora prova a lavarsene le mani con una mozione evidentemente impraticabile nelle condizioni attuali. Di chi prova a lavarsi oggi le mani delle responsabilità passate costruendosi un’immagine di paladino grottesca e solida quanto un castello di carte.
Se i controlli dell’Arpa e dell’Asl certificheranno e daranno una sponda legale a ciò che i Comitati dichiarano da tempo, ovvero i danni per la salute che quell’impianto può provocare agli abitanti del quartiere, allora sì il Comune potrà procedere all’immediata revoca del contratto senza che ciò comporti una spesa che oggi si dovrebbe sottrarre alla spesa per le politiche sociali o alla manutenzione di strade e piazze.