Vi sono alcune questioni da proporre ai sindaci in una prossima riunione pubblica.
In primo luogo vorremmo insistere sull'equivoco presente in tantissimi articoli di giornale e riguardante le molestie olfattive.
Tutti parlano di puzze e odori mentre la questione più grave è data dalle sostanze cancerogene emesse dal camino di Asfalti Brianza.
Secondo la relazione autofinanziata dalla azienda stessa è ammesso in modo chiaro che fuoriescono sostanze cancerogene di prima fascia come il benzene e le aldeidi. È per questo che l'azienda è definita come insalubre di prima classe e dovrebbe sorgere lontano da qualsiasi abitato.
Il parlare solo delle "puzze" ha comportato e comporta tuttora una prospettiva distorta.
Ai tempi del Sindaco Borgonovo il Comune di Concorezzo per la verità non ha neppure messo in atto le procedure per il contrasto delle molestie olfattive previste da specifica DGR. Col che anche ARPA in qualche modo ha ritenuto (crediamo erroneamente) di potersi tirar fuori dal gioco. I nostri consulenti infatti affermano che ARPA, dietro sollecitazione dei cittadini, abbia in ogni caso la responsabilità di avviare i controlli anche in modo autonomo. Anzi per aziende insalubri di prima classe la prassi consolidata in Lombardia sembra essere quella di una visita di controllo almeno annuale.
L'insistenza sulle puzze ha giustificato e condizionato anche gli inconcludenti tavoli che hanno partorito alla fine l'idea della "riduzione del danno". Si è ipotizzato di convincere una proprietà che da almeno un decennio causa le proteste di intere comunità (vedi Segrate e ora un bel po' di città della Brianza) a riconvertirsi ad una produzione più ecologica (materiale a base cementizia). Ovviamente l'azienda ha poi eluso tale ipotesi argomentando che tale materiale nuovo non lo chiede nessuno. Il progetto stesso di miglioramento dell'impianto è criticabile nella sua genesi e nella procedura.
Per fortuna è poi intervenuta la Procura e ci auguriamo che le indagini non siano legate solo all'eccessivo e disordinato stoccaggio di materiale.
L'equivoco delle puzze rischia di produrre danni anche dopo un'eventuale riapertura di Asfalti Brianza fosse pure solo per un periodo di monitoraggio delle emissioni e degli eventuali effetti dei lavori eseguiti sull'impianto. Si parla già di "annusatori" che compileranno schede.
Cercheremo di chiedere ai sindaci di veicolare alla Procura le nostre seguenti argomentazioni (elementi, peraltro, che sicuramente la Procura ha già ben chiari) .
In primo luogo i lavori da eseguire ora presso Asfalti Brianza non devono limitarsi (come previsto da alcuni giornali) al ripristino di una condizione pre sequestro. Si tratta in primo luogo di "caratterizzare" in modo preciso i materiali sequestrati, specie quelli definiti come "pericolosi". Si tratta poi di sondare suolo, sottosuolo e falda non solo nel perimetro dell'azienda ma anche in tutta la vasta area delle segnalazioni raccolte (area in cui insistono abitazioni, scuole, asili e perfino gli orti comunitari del Comune di Monza). Occorre valutare eventuali inquinamenti della falda anche in considerazione del fatto che all'interno di Asfalti Brianza c'è un pozzo di Brianza acque. Bisogna accertare anche eventuale presenza di metalli nell'acqua e nella falda.
L'ottica deve essere quella della BONIFICA e non del semplice ripristino.
Senza una accurata raccolta preventiva di dati che senso avrà fornire un successivo monitoraggio da raffrontare ...col nulla?!
Chiediamo controlli tramite centraline disseminate nelle zone interessate dalle nostre segnalazioni.
Occorrerà poi monitorare le emissioni al camino questa volta con un regime di lavoro normale e non basso come nella relazione autoprodotta da AB.
In caso di inquinamento accertato la parte offesa sarebbe il comune. Cioè tutti i comuni interessati da inquinamento sono parte offesa e possono valutare l'eventuale costituzione di parte civile qualora si arrivasse a processo.
Un'altra questione collegata riguarda il fatto che a differenza di quanto finora sostenuto i sindaci possono fare ricorso a periti privati i quali possono anche realizzare analisi e campionamenti in modo più stringente rispetto a quanto previsto da Arpa. I nostri quattro comuni potrebbero farlo in modo collaborativo.
Altre cose che vorremmo appurare riguardano i tempi relativi alla nostra richiesta di accesso agli atti e al tipo di atti eventualmente negati.
Ora il comitato di quartiere Sant'Albino intende presentare domanda di accesso agli atti anche alla ATS di Monza e Brianza. Sarebbe opportuno che tale richiesta venga supportata anche da tutti i comuni interessati.
Intanto proseguono numerosi contatti con associazioni, enti ed istituzioni.
In ogni caso è urgente che i sindaci organizzino una assemblea pubblica in cui i cittadini possono fare le loro domande e ricevere le risposte necessarie.
CQSA