In realtà Asfalti Brianza non ha riaperto!
Resta il fatto che un migliaio di segnalazioni hanno certificato in modo inoppugnabile che Asfalti Brianza era la fonte inequivocabile dei terribili miasmi che hanno avvelenato decine di migliaia di persone nei mesi estivi del 2019. La controprova è che dalla chiusura le segnalazioni si contano sulle dita di una mano.
In secondo luogo il tema delle puzze spesso citate dai media è un'arma di distrazione di massa. L'azienda insalubre di prima classe produce emissioni CANCEROGENE. Lo ammette la stessa Asfalti Brianza in una relazione tecnica autofinanziata (perciò di parte) che si limita solo a restringere ad un raggio di 500 metri l'area esposta a queste emissioni nocive. Peraltro negli stessi 500 metri, anche dando per buona la limitazione, insistono bar, ristoranti, uffici e numerose abitazioni.
Per cui prima di fare esperimenti occorre che ARPA e ATS non si limitino a valutare solo le molestie olfattive ma analizzino scientificamente il fatto che questa azienda emette per definizione idrocarburi policiclici aromatici (benzene, toluene ecc.) e altre sostanze cancerogene.
Dunque occorrono centraline per monitorare l'aria ma anche una analisi di suolo, sottosuolo e falda.
Intanto come Comitato ci muoviamo chiedendo l'accesso agli atti a tutte le Istituzioni interessate (Arpa compresa) e abbiamo aperto contatti con legali competenti in materia ambientale.
Ma soprattutto chiediamo ai nostri Sindaci di tener fede alla loro responsabilità primaria in materia di tutela della salute dei cittadini.
Ai cittadini l'invito a riprendere, nel caso, ad effettuare le segnalazioni in modo molto preciso. Restiamo vigili e compatti.
CQSA