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martedì 5 novembre 2024

Terzo incontro con “Metodi” (progetto formativo per le Consulte di Monza)




 Terzo incontro con “Metodi” (progetto formativo per le Consulte di Monza) 

Incontro 3 – formatore psicologo di comunità

Tema: Lavoro di rete

Si parte con qualche osservazione sulle criticità

In primo luogo occorre trovare un senso alle cose. Per fare questo occorre TEMPO

Il tempo è un elemento cruciale del lavoro di rete. Lavorare con gli altri richiede TEMPO.  

Oggi la gente dedica sempre più il proprio tempo ad attività individuali. C’è una fuga dalla collettività.

- Abbiamo bisogno di rilanciare la proposta di collettività (rivendicazione che ora sembra appannaggio solo di fanatici, nazionalisti e estremisti religiosi ecc.).

- Dobbiamo costruire aree di conforto in cui riprendere il gusto di stare insieme 

Il lavoro di rete, il coltivare reti può essere la risposta per riportare al centro lo stare insieme agli altri, per ritrovare il senso dello stare insieme e del fare le cose insieme (che non mira semplicemente a “fare le cose e stop”).

Segue brainstorming sul tema della RETE – si propongono varie associazioni di idee 

Ad es. la parole rete ci può portare al calcio, al goal, al raggiungimento di un  obiettivo. La rete può anche essere una protezione ma può anche imbrigliare (come la rete da pesca) – c’è poi la rete come connessione – la rete web – e ancora la rete come tessitura ma anche come lavoro faticoso ecc. ecc.

Da numerosissime ricerche emergono moltissimi aspetti positivi del lavoro di rete:

es. dalle esperienze della psicologia dell’emergenza si evidenzia il fatto che proprio nelle situazioni di crisi  viene a galla il senso di comunità e le strutture sociali esistenti aiutano molto. Ad esempio il relatore parla di progetti durante il Covid a Seriate. In questo caso le reti (formali e informali; con operatori di prossimità) sono emerse visibilmente, soprattutto nel sostegno agli anziani su cose pratiche tipo procurare spesa, ossigeno ecc. 

La costruzione di una rete è faticosa. Perché la rete è composta da persone che mantengono una propria identità e che anzi hanno spesso una forte personalità e identità.

Fare rete oggi è fondamentale perché da soli non ce la si fa ed il welfare sconta grandi problemi economici.

Oggi vi è un diffuso individualismo. NeI lavoro per gli anziani citato è emerso il fatto che spesso vi sono molti servizi ma che non comunicano tra loro. Un obiettivo primario può essere proprio quello di mettere in rete tutti questi soggetti. Il lavoro di rete mira poi a riattivare corresponsabilità e senso civico. Occorre fare in modo che tutti i partecipanti sentano la cosa come propria. Occorre imparare a condividere risorse, non tanto e non solo economiche. Ad esempio si può fare rete per trovare spazi in cui fare cose. La rete mira a creare relazioni fra organizzazioni coordinandole appunto in un reticolo. 

Esiste anche una normativa che favorisce il lavoro di rete ma alle volte anche la questione normativa diventa un peso.

In primo luogo le reti sono fatte di persone con nomi e cognomi e loro personalità e storia. La partecipazione dipende anche da come sono le persone e da come si pongono con gli altri.

Il lavoro di rete avviene anche secondo le indicazioni fornite dalla cosiddetta “teoria dei legami deboli”. Secondo tale teoria le reti possono fondarsi anche su “ legami deboli”, connessioni che si realizzano anche  senza una conoscenza reciproca. Ad es. nel progetto di cui sopra tali “legami deboli” si realizzarono attraverso la rete dei negozianti che divennero dei “natural helpers”, delle sentinelle di quartiere pronte a segnalare ad es. il mancato contatto con un anziano in quel dato giorno ecc.). Reti molto leggere che non impongono impegni gravosi ma che bastano ad agganciare tra loro persone per connetterle in una rete utile.

Questo signifia anche responsabilizzare i territori creando ad esempio delle “ mappe di sentinelle di prossimità”.

Altre reti costituite invece da legami forti sono ad esempio le amicizie.

Consigli per il fare rete: 

trovare qualcosa di importante che ci unisce

chiedersi come possiamo gestire il problema

chiedersi cosa genera questo problema

chiedersi in quale contesto siamo? Tra l’altro spesso abbiamo in testa geografie diverse.

Chiedersi chi sono i soggetti maggiormente interessati

Fare un “sociogramma”, cioè uno schema. Al centro scriviamo il problema. Attorno i vari soggetti attivabili (soggetti pubblici e formali ma anche informali tipo il mondo dei commercianti, degli esercizi frequentati dai giovani ecc.).

Il relatore fa l’esempio di un signore che arriva alla ricerca di libri e pian pano mette in piedi un bookcrossing. Pian piano cominciano ad arrivare altri che magari sentivano solo il bisogno di non stare soli.

Anche l’informalità ha un suo potere. Chiedersi: come li agganciamo? Quali contributi possono dare? Quali passioni hanno attraverso cui agganciarli? Alle persone spesso piace qualcosa e poi scoprono che questa passione si può mettere in rete. Occorre coltivare anche il piacere (non solo il dovere).

Le persone possono essere poi traino per altri. Partire dalle persone più motivati (la cosiddetta tecnica della “palla di neve”).

Per fare tutto ciò occorre uscire dai nostri confini, andare dove le persone stanno. 

Es.  giovani: cercarli nei loro luoghi di aggregazione (locali, parchetti ecc.).  

Costruire luoghi di prossimità anche in spazi non formalizzati.

Tenere presente che non tutti i temi sono interessanti per tutti. Ad esempio il tema della salute mentale di solito è tabù. Ma anche in questo caso il formatore cita esempi in cui pian piano, partendo da iniziative ludiche in quartiere anche persone malate sono entrate in  relazione  e si è scoperto che il tema in realtà toccava direttamente o indirettamente tutto il quartiere. Tutto ciò implica investimento in attività, costruire una visione condivisa, obiettivi comuni di lavoro.

Lavorare sulla vision: “prova a immaginare il quartiere fra 10 anni”. Interessante fare questa domanda a diverse fasce d’età.

Motivare le persone (spostare dal problema alla possibilità di una soluzione).

Dopo aver disegnato questa mappa del problema e delle possibili risorse attivabili occorre definire degli obiettivi (anche pochi ma concreti e avvicinabili). Meglio partire da piccole cose per sperimentare e far sedimentare la collaborazione

Nel lavoro di rete occorre avere funzioni di coordinamento (pratico ma anche delle relazioni; stimolare anche il piacere di connettersi con le persone).

Definire i metodi. 

Ci sono diversi livelli di collaborazione possibili

- Non conosciamo gli altri – cominciamo col conoscerci (almeno per stereotipi iniziali – solo col tempo conosci, davvero facendo cose insieme)

- Alle volte ci si può accontentare di disegnare assieme una mappa dei problemi

- Poi usiamo metodi digitali, riunioni coi coordinatori; passaparola.

Ovviamente a diversi livelli di collaborazione corrispondono diversi modi di cooperazione (ad es. condivisione spazi; fino alla condivisione di rischi, risorse, responsabilità; progettazione partecipata  ecc.).

La collaborazione va curata. La fiducia negli altri va coltivata e protetta. Usare questi spazi come elementi di trasformazione insieme.

SINTESI

La rete può cambiare la nostra visione degli altri. 

Se la cosa non mi interessa non entro in rete

Vi sono cose che impongono tappe progressive di consapevolezza ( vedi l’es. precedente sulla salute mentale).

Cè il tema dei costi/benefici (le persone generose vanno protette o scoppiano). Occorre equilibrio

Occorrono risorse economiche (occorre anche progettare per finanziamenti; spesso conoscere altre esperienze aiuta a progettare assieme – cercare di monetizzare il lavoro di rete)

Ci sono disequilibri di potere nelle comunità (aspetti di personalità ma anche aspetti storici ; elementi da valorizzare ma anche da equilibrare). 

Il tema organizzativo è importante: definire chi fa cosa – informazioni semplici e essenziali - la comunicazione interna ed esterna è importantissima.

Ricerca di obiettivi comuni anche parziali     

Cercare fondi (anche piccoli, tipo quelli che si usano in  USA come mini incentivi da dare a gente del quartiere)


TEMA DEL COORDINAMENO

Alcune buone pratiche:

- Coordinamento - segreteria di rete – rubrica – aggiornamento costante delle nostre mappe – registrare anche contatti fluidi da tenere – invio delle comunicazioni e come farle – distribuzione dei compiti per garantire corresponsabilità e evitare squilibri – facilitazione ( metodi, clima, la gente porta da mangiare, le chiacchere ecc.)

- Progettualità – ricerca fondi – tema dell’efficacia – valutazione dell’evento (ma anche un momento un po’ celebrativo e conviviale; simboli gratificatori ecc.).

- COMUNICAZIONE – MATERIALE PRODOTTO – LINGUAGGIO – 

- problema della  conflittualità (spesso implicita, che lavora sotto sotto).

- Le reti sono fatte di persone che devono sentirsi parte – atteggiamento di ascolto e mediativo – prossimità (essere vicini, conoscere gli altri, rapportarsi a ciascuno secondo modalità adatte e non standardizzate). 

- Conoscere quello che già c’è (valorizzare ciò che c’è già).

- Il tema dei LUOGHI che facilitano. Anche la nostra disposizione fisica è importante.

- Cura delle relazioni 

- Valorizzare  le competenze già esistenti. 

- Atteggiamento accogliente (salutare ecc.; informalità)

- Costruire accordi di rete (es. patti educativi) – scrivere nero su bianco.


Il Tema del coordinam è fondamentale (o c’è rischio di dispersione)

Rete – prima occorre capirne il senso

Il tema degli accordi viene dopo 

Il metodo è importante (orientamento ed efficacia dell’ incontro)

Eterogeneità va bene – ma occorre almeno un piccolo nucleo coeso

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Sfaldamento della rete – in primo luogo occorre accorgersene 

Vedi slide con Lista di controllo dello stato d rete

Es. dare spazio a tutti nella discussione (metodi – piccoli  gruppi ecc.) 

Mancata partecipazione o silenzio sono sintomi di malessere

Segreteria di rete – che tra le altre funzioni riaggancia chi se ne va 

Accorgersi degli altri

Dare spazio al conflitto è importante (magari dando un tempo)

TROVARE COSE MOLTO CONCRETE (ad es. con i giovani: costruire eventi)

Leadership partecipativa (ma comunque leadership)      

Rete delle realtà da contattare x il dato tema (e fare primi incontri)

Partire da piccoli reticoli e da persone che possano fungere da traino e da tramite

Fare assieme aiuta

Operativo e relazionale vanno assieme

I conflitti impliciti sono cose gravi

Raccolta fondi ; Foundraising, croudfunding, autofinanziamento, bandi di finanziamento (specie x iniziative di lungo termine)

I percorsi formativi sono importanti per avviare una rete (ad es. sulla salute mentale)