DA : OSSERVATORIO ANTIMAFIE DI MONZA E BRIANZA
GLI ARRESTI DEI VERTICI DI INFRASTRUTTURE LOMBARDE POSSONO FARE CHIAREZZA SULLA GESTIONE DISCREZIONALE DEGLI APPALTI PER LE GRANDI OPERE E PER EXPO DA PARTE DELLA CUPOLA DI POTERE CHE FA CAPO ALLA COMPAGNIA DELLE OPERE E ALLA LEGA DELLE COOPERATIVE CHE SONO SCESE A PATTI CON LE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI DIVIDENDOSI IL MERCATO.
Speriamo che sia la volta buona, che la Magistratura metta sotto la lente d'ingrandimento la questione degli appalti sulle grandi opere “inutili” e su Expo. Da anni ci stiamo battendo contro questa modalità discrezionale di Infrastrutture Lombarde di affidare gli appalti. Oggi il problema dei problemi è che dopo gli affidi incoffessabili ci sono imprese che continuano lavorare e lavorano indisturbate nei cantieri di Expo, TEM e Pedemontana. Inoltre siamo di fronte allo scandalo dei mancati controlli a fronte dei protocolli di legalità che non sono altro che specchietti per le allodole. Il gruppo del Movimento 5 Stelle in regione Lombardia è da più di un anno che non riesce ad avere i verbali dei cosiddetti sopraluoghi nei vari cantieri. Così, con un commissario di Expo che è anche amministratore delegato di sè stesso (AD di Expo spa) e senza controlli, come detto il problema non sono le imprese che sono state escluse (circa venti) ma chi ancora oggi sta lavorando. Come Mantovani spa, CMC e Strabag nel cantiere di Pedemontana. Imprese che hanno avuto gli affidi delle commesse grazie a gare d'appalto truccate e personalizzate. Per questo abbiamo fatto denunce ed esposti perche siamo in grado di dimostrare quanto stiamo affermando. Ma nessuno, la stampa tutta, televisione radio e peggio la “politica” sino ad oggi hanno fatto finta di niente, ben sapendo che questi problemi sono li e ora presenti. Anche la stessa commissione parlamentare antimafia non ha saputo svolgere il suo ruolo primario di controllo e di verifica puntuale della situazione. Per questo le imprese e i signori legati alle mafie dormono sonni tranquilli perchè sanno che a quel banchetto imbandito dell'Expo c'è posto anche per loro. Il messaggio che stanno ricevendo è che con Expo si possono fare affari. Per questo l'Osservatorio Antimafie di Monza e Brianza da anni ha lanciato l'allarme che le grandi opere come Brebemi, Teem, Pedemontana e Expo sono e saranno l'occasione per la PIU' GRANDE OPERAZIONE DI RICICLAGGIO DI DENARO SPORCO CHE LA NDRANGHETA FARA' DELLA SUA STORIA CRIMINALE. Per questo motivo Expo e grandi opere vanno fermati non solo perché sono opere inutili o impegni insopportabili in tempo di crisi (si spendono tra i 15 e 23 miliardi di euro per Expo e non si trovano i soldi per la cassa in deroga e per gli esodati) ma perché il segnale che bisogna dare alle mafie è che in Lombardia non c'è spazio per i loro affari.
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di Stefania Totaro da il Giorno
ULTIME MANOVRE giudiziarie per l’inchiesta «Clean City».
A tre mesi dall’ondata di arresti sugli appalti pubblici per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti in odore di mazzette fervono le mosse finali alla Procura di Monza per i 44 imputati a vario titolo di corruzione, turbativa d’asta pubblica, truffa aggravata ai danni di ente pubblico ed emissione di fatture false. Stamattina verrà discusso il ricorso presentato al Tribunale per il Riesame delle misure patrimoniali di Monza dalla difesa di Antonio Esena, il geometra ex responsabile del settore manutenzione del Comune di Monza nei cui confronti i pm Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo hanno ottenuto un sequestro equivalente alle mazzette che secondo l’accusa il funzionario ha intascato dall’impresa Sangalli. Intanto sembra allontanarsi l’ipotesi di patteggiamento per altri funzionari pubblici coinvolti. L’unica ad avere finora concordato un patteggiamento a 3 anni è la ex dirigente del Comune responsabile del settore Ambiente Gabriella Di Giuseppe, mentre l’allora presidente della commissione Ambiente Antonio Gabetta, a cui i pm hanno fatto la stessa proposta di pena senza sospensione condizionale, starebbe valutando di chiedere il rito abbreviato così come ha già deciso Antonio Esena. Non ha intenzione di accettare un patteggiamento a 3 anni di reclusione neanche il dimissionario consigliere della Provincia di Monza Daniele Petrucci. Potrebbe quindi assottigliarsi di molto la lista dei patteggiamenti inizialmente prevista. Resta confermato però che concorderanno la pena gli imputati principali di questa inchiesta, Giancarlo Sangalli e i figli Daniela, Patrizia e Giorgio (per le posizioni più pesanti del padre e di Giorgio la difesa sta cercando con contatti quasi quotidiani con i pm di «limare» il patteggiamento, previsto comunque al di sopra dei 4 anni di reclusione) e anche l’ex assessore monzese Pdl all’Ambiente e al Patrimonio Giovanni Antonicelli, che è reo confesso per l’accusa di corruzione ma non per quella di voto di scambio dell’inchiesta «Briantenopea» per cui è stato condannato a 14 anni e mezzo Peppe ’o Curt.
stefania.totaro@ilgiorno.net