I primi contatti di un nuovo network di comitati in lotta contro
l’inquinamento da produzione di asfalto (e simili) ci hanno messo in relazione
con il Comitato di cittadini di Massorondinaio. Dopo aver proposto un
lunghissimo video di una loro assemblea pubblica del 2019 cerchiamo ora di
proporne una breve sintesi, convinti che sarà utilissima soprattutto a chi sta
iniziando la propria lotta.
CQSASD
Osservazioni tratte dal video della assemblea
di Massorindinaio (fi) – 2019
Alcuni riferimenti normativi
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Art. 674 del codice penale (getto pericoloso di cose) che punisce
“chiunque getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato
ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare
persone”.17 apr 2013. Per ora l’inquinamento
spesso viene equiparato a tale getto pericoloso di cose.
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Codice dell'Ambiente" - Dlgs 152/2006, provvedimento nazionale di riferimento in materia di
valutazione di impatto ambientale, autorizzazione integrata ambientale, difesa del suolo, tutela delle acque, gestione dei rifiuti,
imballaggi, bonifica dei siti contaminati, riduzione dell'inquinamento ...
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Art. 50 e 54 del T.U. (poteri di ordinanza
del sindaco) https://www.ancupm.it/public/links/allegato_ancupm_5800.pdf
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Normative sulle aziende insalubri : http://notedimarcogrondacci.blogspot.com/2018/08/normativa-sulle-industrie-insalubri-i.html
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Leggi ambientali regionali.
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Ogni volta che vi sono lamentele si chiede all’azienda una
relazione tecnica ? A noi (CQSASD) pare
una pratica discutibile.
Le aziende devono disporre di registri delle attività
produttive (orari di accensione e spegnimento ecc.)
Le aziende devono disporre di registri della manutenzione.
Gli impianti devono disporre di misure di sicurezza e
segnalatori (acustici e visivi) di guasto.
Occorre verificare che nei controlli vengano rispettati i
criteri di campionamento previsti dall’AUA.
Voltura autorizzazioni
Nel caso di Massorondinaio l’azienda Bindi ha iniziato a
lavorare tre mesi prima di chiedere la voltura delle varie autorizzazioni! Nel
caso nostro (Asfalti Brianza) si è fatta voltura (senza ulteriori richieste o
VIA) di autorizzazioni rilasciate attorno al 1950 con un contesto urbanistico e
ambientale del tutto diverso!
Controlli
Durante i controlli occorrono campionamenti al camino e
verifica che non vi siano emissioni diffuse. Tutte le emissioni diffuse sono
fuori legge! In questo caso i Carabinieri forestali hanno rilevato
emissioni diffuse e in seguito a ciò la Regione Toscana ha revocato l’AUA. Tra
le altre cose si è rilevato che tutti i campionamenti al camino fatti in
precedenza non erano validi in quanto non rispettavano le indicazioni dell’AUA
(ad es. non c’erano al camino bocchelli previsti e non v’era modo di sollevare
i campionatori all’altezza del camino!).
L’ingegnere ambientale che supporta il Comitato di
Massorondinaio osserva che per valutare la qualità dell’aria e le emissioni
nell’area circostante non si è mai fatto ricorso neppure a modelli
matematici che consentono, utilizzando anche strumenti di valutazione dei venti
(es. vento prevalente ecc.) di misurare le potenziali ricadute sulle abitazioni
viciniori, le scuole e i giardini pubblici che sono in prossimità dell’azienda.
Tali modelli prendono in esame anche altri paramteri come ad es. la emissione
media oraria.
In seguito alle contestazioni l’Azienda Bindi ha proposto un
progetto nuovo che tuttavia, secondo l’Ingegnere ambientale è rimasto non sufficientemente
definito. Ad esempio ad oggi non sono state fornite le schede tossicologiche
dei materiali (ad es. dei filler ecc.).
Sulla base di questo progetto nuovo Bindi ha fatto ricorso
al TAR che in definitiva ha consentito la riapertura (peraltro non ancora
avvenuta. I motivi di tale stop non sono ancora noti. Forse l’Azienda sta
valutando i costi o altro). Tale sentenza del TAR probabilmente ha condizionato
la successiva Conferenza di Servizi che alla fine ha rilasciato una nuova AUA.
Sulla base di questo progetto nuovo infatti Bindi aveva chiesto una nuova AUA
che prevedeva notevole aumento della portata al camino e delle ore di
produzione giornaliere. Le ore accordate dalla Conferenza di Servizi sono state
meno di quanto richiesto dall’Azienda. Quanto alle emissioni si sono fissati dei
nuovi limiti, più stringenti. Ad es. rispetto agli IPA (Idrocarburi policiclici
aromatici) si sono fissati (per questa nuova portata) 0,06 mg x metro cubo
(riduzione di un terzo rispetto agli standard abituali). Tuttavia occorre
ricordare che gli IPA non dovrebbero essere emessi e che sono inquinanti tout
court.
L’Ingegnere ambientale fa
alcune osservazioni. In primo luogo ritiene che il progetto Bindi si configura
come modifica sostanziale. Infatti prevede aumento della portata al
camino (fino a 25.000 Normal metro cubo/ora). Occorrerebbe piuttosto proporre,
dice l’Ingegnere, altri interventi di mitigazione (tipo filtri ai carboni
attivi; interventi sulla fase di post combustione; adeguamento dei silos ecc.).
Molti elementi del nuovo progetto sono dunque molto vaghi. Non è ben chiaro,
ad esempio, se si tratterà solo granulato bituminoso o anche fresato. Nel primo
caso basterebbe l’AUA. Nel secondo caso occorre preventiva VIA (valutazione di
impatto ambientale).
Mancano, come già detto, valutazioni dell’impatto
circostante mediante modelli matematici.
Anche le indicazioni riguardanti le sostanze
odorigene sono insufficienti e non richiedono all’Azienda approfondimenti e
misurazioni necessarie. Intanto ricordiamo che le emissioni di odori sono
sempre correlate alla presenza di sostanze nocive e che esistono però anche emissioni
altamente nocive che sono inodori.
In questa occasione poi, aggiunge l’Ingegnere, non
si è valutato se sono state utilizzate le migliori tecnologie disponibili.
Anche la valutazione dell’impatto acustico non
è stato considerato. E anche questo è grave perché in taluni casi occorre
predisporre coibentazioni ecc.
Dunque un’AUA non dovrebbe essere rilasciata semplicemente
con delle prescrizioni, come è stato fatto nel 2016 per Asfalti Brianza. Di
tali prescrizioni spesso poi non sono precisati tempi e modalità di
realizzazione e verifica. L’istruttoria per il rilascio dell’AUA dovrebbe
prevedere anche STRUMENTI DI VALUTAZIONE PREVENTIVA.
La valutazione preventiva dovrebbe riguardare ogni tipo
di inquinante. Ciascuno ha una modalità specifica di misurazione. Poi, come ben indicato dall’epidemiologo intervenuto
dopo un elemento spesso trascurato è l’interazione dei diversi inquinanti
(interni all’azienda ma anche esterni all’azienda come ad es. il traffico, lo
smog da riscaldamento ecc.). Dunque occorre una valutazione complessiva del
rischio ambientale e sanitario.
Il successivo intervento dell’anatomopatologa è troppo
lungo e preciso per riassumerlo qui. Comunque è chiaro che la produzione di
conglomerato bituminoso si lega alla emissione di un sacco di sostanze
potenzialmente nocive. Dalle polveri che possono contenere silice, amianto
(mesotelioma della pleura) e vari metalli pesanti. Ai fumi, i quali possono
contenere IPA che sono potenzialmente mutagenici e cancerogeni. L’esposizione
cronica può produrre danni al sistema immunitario, anemia ma anche danni alla
memoria ecc. Ovviamente i bambini, che respirano più velocemente e sono in
crescita sono i più esposti.
A tutte queste sostanze sono anche potenzialmente connessi
aborti e malformazioni. Inoltre molte
delle sostanze usate nella produzione (tipo i solventi) non sempre sono ben
note.
L’Avv. Grondacci ha descritto poi i passi suggeriti al Comitato
dei cittadini per il ricorso al TAR (nei confronti della sentenza che in
qualche modo ha favorito la concessione di questa AUA). Ha rilevato che
occorre cambiare la cultura del decisore. Le proteste dei cittadini per
l’accertamento di rischi sulla salute devono diventare un elemento focale e
politica e tecnici devono fornire in modo rapido e serio tutte le risposte.
Esiste un sovrapporsi di competenze e una lentezza della
burocrazia ma anche la politica deve assumersi le proprie responsabilità!
L’Avv.amministrativo intervenuto in seguito ha spiegato che
nel ricorso al TAR (da presentarsi assolutamente entro 60 gg. dal rilascio
dell’AUA) si è cercato di tradurre in vizi di diritto le innumerevoli anomalie
tecniche dell’AUA. In primo luogo,
per le caratteristiche della modifica che va considerata sostanziale si è
argomentato che occorre sempre prevedere una V.I.A. (Valutazione di impatto
ambientale). Cosa che peraltro anche il Comune ha affermato associandosi al
ricorso. Per inciso rispetto a tale ricorso tutti gli
altri organismi (Regione, ASL, ARPAT) non hanno espresso parere.
L’Avv. ha spiegato che in questo caso, essendo l’azienda attualmente
ferma (per proprie motivazioni non note) non è stato possibile presentare al
TAR una richiesta di sospensione dell’AUA coi caratteri dell’urgenza.
Quanto al potere dei sindaci, a parte quanto già
noto per le aziende insalubri di 1^ classe. l’Avv. ha affermato che anche i sindaci dei comuni
circostanti possono chiedere di andare in giudizio.
Il sindaco di San Piero e Scarperia, intervenuto poi, si è
mostrato piuttosto scettico in proposito. Poi ai sindaci restano, ha detto
l’Avv., le ordinanze non contingibili e urgenti.
Intervento del sindaco
Ha detto che ovviamente le ordinanze devono essere
motivate. Il Comune comunque ha chiesto rilascio della V.I.A.. Quanto a
possibili ricollocazioni e indennizzi il sindaco ha detto che la competenza non
è comunale. Il parere urbanistico è stato positivo perché anche la
Sovrintendenza alle Belle Arti (presenza della Fortezza Medicea) lo aveva
rilasciato. ARPAT e ASL non hanno fornito al Comune elementi utili.
In ogni caso prima della riapertura occorre che l’Azienda
faccia domanda e prima dei permessi a costruire vi sono prescrizioni da
assolvere.
Intervento “storico” di una cittadina
In realtà le lamentele risalgono agli anni 80. Era azienda
abusiva che si doveva chiudere già in quanto azienda insalubre di 1^ classe che
produceva puzza e rumore. Fu “sanata” nel 1986 dal sindaco di allora. Le abitazioni sorte dopo nei pressi dell’azienda
furono una lottizzazione proposta dal sindaco ai proprietari dell’azienda (!?).
Agli acquirenti fu promessa una prossima chiusura che non venne mai realizzata.
DATI SANITARI
È intervenuto un medico che ha elencato dati statistici ed
epidemiologici. Sono emerse le difficoltà di raccogliere dati da lungo a
brevissimo periodo e dati davvero confrontabili per macro e micro aree.
Alla fine comunque la dottoressa ha precisato che a suo avviso
la priorità resta sempre quella di lavorare sulla adeguatezza dell’impianto per
evitare inquinamento e il monitoraggio dell’aria circostante.
ANATOMOPATOLOGO
L’intervento assai documentato dell’anatomopatologo ha
messo in chiaro tutti i rischi legati alle emissioni di COV, IPA ecc. Si è
concluso con un appello ai medici di base per un loro impegno necessario.
Ovviamente le patologie acute (tipo sviluppo di tumori) si registrano in un
arco temporale molto lungo. Ma sarebbe utile capire quanto il vivere in un’area
inquinata influisca su un sacco di parametri legati al benessere e alla
patologia ( fisica e psichica).
EPIDEMIOLOGO
Per motivi di scaletta l’intervento dell’epidemiologo,
collocato in fondo alla riunione, è risultato un po’ compresso ma di grandi
contenuti. Il medico (Medici per l’Ambiente) in oggetto ha stravolto un po’ le
nostre aspettative. Ha precisato che l’epidemiologia non è una raccolta di
statistiche. La stessa raccolta dei dati è condizionata dai riferimenti che usi.
Ad es. valutare queste problematiche con dati di tre-quattro anni è poco utile.
Occorrerebbe poi una grande interdisciplinarietà e ovviamente più personale dedicato
per fare poi delle rielaborazioni dei dati adeguate.
Alla fine ha suggerito di cercare in primo
luogo i dati più generali e più completi per passare solo dopo ai dati più
settoriali. Anziché cercare dati molto specifici (es. quanti
tumori del seno) spesso meno facilmente reperibili è opportuno partire da dati
molto generali quali ad es. i decessi complessivi in determinati periodi e
zone. Tali dati sono anche più facilmente reperibili in ogni comune ed è
possibile raccogliere ad es. i decessi divisi per anno, per età, per sesso, per
quartieri e per zone. Quindi già i dati anagrafici dei comuni sono molto utili
per una prima analisi della situazione. Esistono poi altre banche dati
utilizzabili, come il registro nazionale dei tumori (vedi sotto).
Occorrerebbe soprattutto occuparsi non tanto dei singoli
inquinanti (es. il benzene) ma della interazione dei vari, molteplici
inquinanti (quelli emessi dalla azienda ma anche quelli concomitanti prodotti
da traffico, riscaldamenti ecc. ecc.) e del risultato complessivo di questa
interazione. Per non parlare della qualità dell’acqua potabile, dei pozzi e
della falda.
Recentemente
è stata pubblicata la legge 22 marzo 2019, n. 29
"Istituzione e disciplina della Rete nazionale dei
registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza
e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione". Tali leggi forniscono molti dati generali ma anche suddivisi per spazi
temporali ed aree geografiche disaggregabili relativi a tumori e patologie varie (compresi aborti e casi di
malformazioni). Rimandando altri contenuti ad ulteriori riunioni anche l’epidemiologo
ha ribadito l’importanza di una medicina territoriale e preventiva.