C'è chi non la racconta giusta!
CQSASD
RELAZIONI ARPA: CONSIDERAZIONI DEL COMITATO DI QUARTIERE SANT’ALBINO – 31/07/2020
E dopo la
Perizia Tecnica commissionata dal Sindaco di Concorezzo, anche le relazioni
Arpa attese per la fine di luglio, confermano le evidenze che da almeno un anno
stiamo portando all’attenzione di tutte le amministrazioni coinvolte, degli
Enti, delle Istituzioni e della cittadinanza.
- Partiamo dal
peccato originale di tutta questa vicenda: in quanto azienda insalubre di Prima
Classe AB non può stare dove ora si
trova, a meno di 100 metri dall’abitato di Rancate (Concorezzo) e da
attività commerciali e altre aziende. ARPA invita il Comune di Concorezzo a
verificare la compatibilità dell’attività con i vincoli derivanti dalla
pianificazione del territorio. Anche noi chiediamo al Comune di Concorezzo e
alla Provincia di rivalutare l’autorizzazione all’esercizio dell’attività, alla
luce, non solo della tipologia di attività svolta dall’azienda, già
classificata fra quelle più inquinanti e nocive dalla legge (dovrebbe essere
insediata in zone non urbanizzate, lontana da centri abitati ed attività
umane), ma anche in virtù del livello di vetustà dell’impianto ben
rappresentato dai Tecnici chiamati dal Sindaco Capitanio, nonché del
comportamento dell’azienda che ha più volte disatteso le prescrizioni degli
Enti, procrastinando gli interventi richiesti: un comportamento incompatibile
con la gestione di un’attività già di per sé pericolosa. Ci domandiamo come sia
possibile che, date le condizioni al contorno, l’attività non sia mai stata
sottoposta, in questi anni, a Valutazione di Impatto Ambientale, limitandosi
gli enti preposti a un parere di conformità con la destinazione produttiva
dell’area. Destinazione ora rivedibile nell’ambito della revisione generale del
Piano di governo del territorio, considerando che l’area ricade nella “Rete
verde di ricomposizione paesaggistica” del PTCP Monza e Brianza. Ci attendiamo
che il Comune di Concorezzo assuma una posizione chiara nelle prossime
votazioni sul PGT, dando un segnale inequivocabile di cambiamento per il futuro
prossimo dell’area interessata, gettando le vere basi di una coscienza
sostenibile per il bene della cittadinanza tutta
- Le emissioni
non sono solo odorigene ma anche nocive. I cittadini che hanno segnalato negli
anni sintomi diversi derivanti dai fumi acri provenienti dall’impianto,
testimoniati anche dal Caposquadra dei VVFF in data 2 luglio 2020 e ripresa nella
relazione ARPA, non hanno subito solo un disagio. Non si trattava solo di
“puzza” che ammorbava l’aria della propria casa; si trattava di emissioni
cancerogene. I composti organici volatili totali (COVT), durante le analisi
effettuate da ARPA in sito, superano in modo costante il limite imposto
dall’Autorizzazione Unica Ambientale (AUA) rilasciata dalla Provincia nel 2016.
I Tecnici ARPA rilevano inoltre una concentrazione di benzene, toluene e xilene
tali da superare le limitazioni imposte all’azienda dalla Provincia per
l’esercizio della sua attività. Cosa provocano queste sostanze? Lo spiegavano
in modo dettagliato i Tecnici incaricati dal Comune che hanno consegnato a
Capitanio la loro relazione lo scorso 15 giugno. Secondo l’Agenzia Internazionale per la
Ricerca sul Cancro (IARC) vi è sufficiente evidenza che il benzene sia cancerogeno
per l’uomo e in particolare causi: leucemia mieloide acuta e leucemia non
linfocitica acuta. L’esposizione al benzene e’ stata inoltre positivamente
associata a leucemia linfocitica acuta, leucemia linfocitica cronica, mieloma
multiplo, linfoma non-Hodgkin. Inoltre, il benzene è riconosciuto come tossico
per lo sviluppo e la riproduzione degli individui di sesso maschile dal
California Environmental Protection Agency. La presenza di Benzene oltre i
limiti autorizzati era già stata evidenziata nel 2018 da una relazione tecnica
commissionata dalla stessa AB e consegnata al Comune, nonché agli Organi competenti. Allora l’hazard index
totale era 756 (Il valore nettamente più alto era benzene), quindi l'aria
doveva essere diluita 756 volte per non risultare nociva. Era ragionevole
supporre che tale condizione era rispettata ad una distanza minima di 500 mt
dal camino. Questi dati si riferivano alla produzione svolta con il precedente
bruciatore che aveva una portata inferiore del 30% rispetto all' attuale.
- Lo stoccaggio
di rifiuti presente in sito è ben 20
volte superiore al quantitativo ammesso dall’Autorizzazione (25.141 m3 rispetto ai 1.250 autorizzati dai
rilievi dell’Arpa luglio 2020); non se ne conosce la provenienza e la
composizione, perché l’azienda non dimostra di avere i registri di carico e
scarico. Perché avere tutto quel fresato? Già lo scorso 4 settembre, nel
verbale ARPA si legge che il gestore (AB) dichiara di usare il solo fresato
proveniente dai propri cantieri per immetterlo nel ciclo di produzione di nuovo
conglomerato bituminoso. Ma l’azienda non è autorizzata a farlo! Il fresato è a
tutti gli effetti un rifiuto e va smaltito in centri specializzati. Questo però
è molto oneroso: lo stesso Capitanio, quasi a giustificazione dell’azienda,
nell’ultimo servizio de “le Jene” dichiara che per rimuovere completamente la
montagna di fresato servirebbero una quindicina di camion al giorno per 60/90
giorni e "più di una milionata". Meglio utilizzarlo nel ciclo produttivo senza
autorizzazione! Arpa indica la presenza
di altre 2 tramogge che alimentano direttamente il mescolatore ed ipotizza che
possa essere usato per vari tipi di asfalto (fonoassorbente, o colorato x piste
ciclabili), lavorazioni che implicano l'aggiunta di polimeri a base di gomma,
non presenti come materiali autorizzati da AUA. Per questo punto ARPA chiede
documentazione scritta non fornita il giorno del sopralluogo. Dopo il sequestro disposto dalla Procura di Monza, AB doveva
liberare il sito entro la fine di gennaio. Dall’ultimo sopralluogo di ARPA il
13/07/2020, i Tecnici denunciano una “non oculata visione dell’azienda di
reperimento di una pluralità di siti di destino al fine di poter garantire con
continuità le operazioni di allontanamento dei rifiuti e periodi di fermo
smaltimenti prolungati”. Nonostante le richieste di adempimento agli atti delle
Conferenze di Servizi susseguitesi dallo scorso inverno fino all’ultima dell’8
luglio 2020, il 13/07/2020 non risulta ancora essere stata completamente liberata la
fascia di rispetto del pozzo di acqua potabile, così come non è stato fatto il
controllo per verificare l'effettivo stato del fondo permeabile sotto il cumulo
di fresato che dovrebbe contenere e convogliare le acque di prima pioggia in
appositi pozzi di decantazione.
Riteniamo che
per le evidenze sopra riportate l'Azienda vada sottoposta a chiusura definitiva. Ci
attendiamo che tutti gli enti preposti, ciascuno nell’ambito delle proprie
responsabilità, vogliano agire con coscienza a tutela della salute e
dell’ambiente, ponendo fine a comportamenti illeciti da parte di un’azienda che
non ha mai dimostrato di voler assolvere agli adempimenti in materia
ambientale: emissioni in atmosfera (secondo filone di indagine della Procura),
recupero acque reflue (v. diffida ATO), smaltimento rifiuti (primo filone di
indagine della Procura). I dati oggettivi sono ormai tali e tanti da non
ammettere alcun tipo di inerzia da parte delle istituzioni tutte: noi cittadini
siamo pronti a far valere i nostri diritti nelle sedi opportune.