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giovedì 28 maggio 2020

ASFALTI BRIANZA - UNA PERNACCHIA ALLE ISTITUZIONI

Al condivisibile commento de La Rondine aggiungiamo un breve cappello. Dopo anni di fiducia nelle istituzioni e negli  "esperti" del Comitato Tutela ecc. di Concorezzo che hanno sostenuto la concertazione con l'azienda e progettato i fallimentari interventi di mitigazione dell'inquinamento, quasi  un anno fa, dopo un'esplosione intollerabile di miasmi andiamo su google e scopriamo chi sono i proprietari: un'azienda che nel 2017 ha avuto una interdittiva antimafia per avere subappaltato a 22 aziende di cui 17 in odore di malavita organizzata ecc. ecc. Cercate voi i nomi: Vincenzo Bianchi, Giancarlo Bianchi, Lucchini & Artoni, Edil Bianchi, condanna per Santa Giulia, proteste dei cittadini di Segrate ecc. ecc. 
Con persone di questo curriculum dal 2017 sostanzialmente fino alla Conferenza dei servizi del gennaio 2020 gli amministratori di Provincia, dei comuni di Monza e Concorezzo, di Arpa, di ATS e di ATO si sono seduti a svariati "tavoli di concertazione"  senza che ci risulti mai una sanzione seria alle reiterate inadempienze e violazioni di accordi e norme da parte dell'azienda. Perfino la Procura ha ragionevolmente cercato di accordare all'azienda la possibilità di supportarsi economicamente concedendo una produzione per quanto ridotta, pur in regime di (meritato) sequestro. Da novembre 2019 è intervenuta anche la Prefettura costituendo un ulteriore tavolo di lavoro e dialogo. Ora, come sempre, alle richieste di tutte queste Istituzioni l'azienda risponde con un rifiuto in nome dell'ecologia, con una argomentazione provocatoria ed irridente. Uno sberleffo. Una vera pernacchia.

CQSASD



La Rondine Concorezzo
35 min
ASFALTI BRIANZA. LA NUOVA BEFFA E GLI ERRORI DELLA POLITICA.
Prendetevi tre minuti, questo post è importante. Il 22 maggio Asfalti Brianza ha inviato una lettera al Comune di Concorezzo, affermando di non voler procedere con la rimozione dei rifiuti stoccati illegalmente.
La ragione? Secondo l'azienda i camion adibiti al trasporto producono troppa CO2 e il piano di smaltimento si scontra con i principi dell'economia circolare. In altri termini, la proprietà è preoccupata per l'inquinamento riconducibile al trasporto dei fresati, auspicando di poter ottenere una nuova autorizzazione per modificare la produzione e ricominciare da capo. Parola di un'azienda i cui fumi insopportabili preoccupano migliaia di cittadini.
 Ricordiamo un punto importante. Dopo il sequestro dell'area, la Procura ha consentito il riavvio parziale del ciclo produttivo per permettere ad Asfalti Brianza di ammortare i costi del trasporto dei rifiuti fuori dal sito, perché considerati pericolosi e perché al di fuori dei limiti di legge. La lettera svela in modo inequivocabile le reali intenzioni dell'azienda, fin dall'inizio: continuare a guadagnare tempo, senza avere alcuna intenzione di portare a termine il piano di smaltimento.
 La lettera di Asfalti Brianza dimostra, ancora una volta, quanto sbagliata sia stata la linea politica adottata per tanti mesi, quella della morbida concertazione. L'Amministrazione ha scelto di affidarsi a percorsi amministrativi senza garanzie, consentendo all'azienda di prendere tempo in un contesto di rischio, con continui rinvii ed eludendo, volta per volta, le prescrizioni delle autorità.
La nostra posizione è chiarissima, da sempre. Già a settembre abbiamo chiesto all'Amministrazione di eseguire accertamenti e controlli indipendenti, sullo stabilimento e sulle emissioni, utili a supportare un'ordinanza restrittiva.
La lettera di Asfalti Brianza è un nuovo schiaffo alle istituzioni, una beffa per i tanti cittadini esasperati. Non possiamo permettere sia compromessa ulteriormente la fiducia nelle autorità pubbliche, dinanzi alle preoccupazioni e ai disagi che i cittadini vivono quasi ogni sera.
Abbiamo chiesto al Sindaco, come facciamo da settembre, di correggere la linea politica e intervenire con un'ordinanza di chiusura dello stabilimento. La nostra valutazione è cristallina: c'erano e ci sono tutti i margini per intervenire. Questa nuova beffa è solo l'ennesima conferma.