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lunedì 19 maggio 2014

SVILUPPO “ABITATIVO” DI S.ALBINO? REAZIONI E NOTE DOPO IL NOSTRO DOCUMENTO SUL PGT



Il nostro documento ha stimolato qualche commento anche critico.


Questioni sollevate:
1) Invecchiamento popolazione del quartiere (da cui la necessità, secondo alcuni, di nuove case); 

Dai dati presentati dall'Assessore Longoni (da censimento) questo trend non risulta confermato. La tesi è confutata anche dall'incremento scolastico, anche se vi sono numerose provenienze da S.Damiano. Per inciso però dovremmo abituarci a considerare S.Albino e S.Damiano come una unica comunità (per un sacco di ragioni che i residenti ben conoscono), magari creando anche momenti comuni tra le due consulte.

2) Bisogno di alloggi ;

Occorrerebbe quantomeno chiarire a quale tipo di alloggi ci si riferisce? Edilizia libera o sociale?
- Per quanto riguarda l’edilizia libera, in via Adda sono stati realizzati appartamenti già da due anni e sono in buona parte ancora invenduti.
- Per quanto riguarda la necessità di appartamenti a prezzi calmierati manca una ricognizione del fabbisogno.
Occorrerebbe anche una riflessione sulla gestione degli alloggi comunali disponibili. I residenti lamentano spesso episodi di degrado e illegalità. Del resto la stampa locale ha parlato più volte di assegnazioni "guidate" da criteri poco trasparenti ai tempi dell'Assessore Antonicelli.
Ora c'è una ulteriore novità. Per tutti gli appartamenti di Cascina Bastoni (sopra il Centro civico) è prevista una convenzione tra Brugherio e Monza e la Cooperativa sociale 2000 per occuparli con detenuti ai domiciliari. Lo apprendiamo in diretta dalle colonne de "Il cittadino" del 15/05/14. Siamo molto sensibili alle istanze del reinserimento dei detenuti. Ma siamo proprio certi che il posto migliore fosse sopra il Centro civico? Abbiamo già sperimentato le rimostranze di "inquilini del piano di sopra" assai poco interessati, per così dire, alle finalità sociali delle riunioni pubbliche in Cascina Bastoni. In ogni caso poi la questione non riguarda tanto il tipo di utenti (come detto non abbiamo nulla contro detenuti o altre persone in difficoltà) quanto il fatto che questo spazio già così limitato forse andrebbe destinato a finalità più connesse a quelle del sottostante centro civico. 
E comunque non era meglio parlarne prima con la popolazione o almeno con la neonata Consulta?
- Aree libere edificabili sono previste dal Pgt vigente. In particolare sono indicati due spazi:
 a) Vi è un’area a confine con la zona industriale. Essa è a nostro avviso assolutamente inadatta perché ridurrebbe la fascia di rispetto tra area industriale e quartiere;
b) Vi è poi un’area piuttosto piccola in via Sardegna, che potrebbe essere utile per una sistemazione di quell’abitato con la cessione dello spazio a verde e le urbanizzazioni (creazione del marciapiede in via Sardegna, ecc.).

Il pregio del nostro quartiere è proprio l’esistenza di grandi spazi liberi (obbiettivo del parco agricolo): un patrimonio da salvaguardare per la vivibilità del quartiere e anche di tutta la città (Monza è tra le città con il maggior consumo di suolo).
Oggi l’opzione più saggia è dunque quella di puntare alla riqualificazione dell’edilizia esistente consentendo solo gli incrementi e gli incentivi previsti dalla legge.
3) Quartiere deserto;
Come negarlo. Ma ciò non dipende dalla mancanza di nuovi appartamenti (a dire la verità anche il centro di Monza non è un granché; basta andare in P.zza Trento e Trieste verso le nove di sera per vedere il deserto). Ammesso che nuovi edifici vengano occupati non aiuteranno di per sé ad avere più vita. Al massimo ci avvicineremmo ulteriormente alle caratteristiche dei quartieri dormitorio delle periferie classiche (vedi Milano).
Quello che manca invece sono attività che possono svilupparsi solo grazie alla riorganizzazione dello spazio pubblico e dei servizi (ciclabili, zone pedonali, scuola aperta al quartiere, biblioteca, centro civico vitale, strutture sportive, area per spettacoli, centri di aggregazione e attività per i giovani, commercio di prossimità supportato dall' ente pubblico ecc.).
In questo quadro è interessante la proposta dell’individuazione di uno o più spazi per piccole attività artigianali (ad esempio nell’ambito del possibile utilizzo del capannone APA("Ecomostro") ed un ragionamento sul rilancio di una vocazione agricola che a partire dall'esperienza degli Orti comunitari in Via Adda possa prevedere anche un'attività di coltivazione e di commercializzazione a Km zero. Ricordiamoci che a  furia di consumo di suolo la terra da coltivare va assumendo un valore inestimabile. Non a caso la Cina, incapace di soddisfare il fabbisogno alimentare del suo popolo sta virtualmente "acquistando" l'Africa. Noi che la terra l'abbiamo dobbiamo proteggerla ma anche considerarla una straordinaria risorsa economica per il futuro.
19 maggio 2014